da angelo maria inverso » 21 mag 2023, 10:15
A tutti i colleghi, salute!
Le ultime mail mi spingono a ritornare sull'argomento da un'altra prospettiva.
Dimaggio apre nuovamente il fronte (sempre tenuto caldo): caratteristiche e limiti della scienza.
Innanzitutto diamo a Dimaggio ciò che è suo: non si può dubitare del fatto che fornire suggerimenti e supporto ideologico a battaglie politiche che utilizzano la disobbedienza civile e l'obbiezione di coscienza come armi di lotta non sia propriamente un oggetto di indagine scientifica.
Detto questo, vorrei ricordare che il sistema scientifico-tecnologico è da sempre (da Bacone ,vero teorico della scienza e dell'approccio empirico alla conoscenza, in poi) strettamente connesso alle fazioni della lotta politica e, dal momento della sua affermazione ideologica e sociale, al potere politico. Dalle nostre parti: il supporto alle concezioni razziste e alla eugenetica, al darwinismo sociale, alla ricerca sul nucleare a fini bellici, alla lobotomia e all'elettroshock, al sistema diagnostico DSM, alla terapia comportamentale dura e pura. Altri potrebbe opporre: dimostrazione dell'inesistenza di razze geneticamente pure; dimostrazione dello stato di soggezione femminile; dimostrazione degli effetti catastrofici della lobotomia. Io risponderei che tutto quanto è soggetto alla variazioni dei tempi e ai gestori del potere politico. Inoltre, il controllo delle riviste e la patente di autorevolezza, le accademie, i finanziamenti a progetti di ricerca, etc. sono politica a tutti gli effetti.
La psichiatria, in modo particolare, fin dalla nascita, è divisa tra tentativi di cura e controllo sociale, con oscillazione tra le due polarità a seconda dei tempi e dei contesti (oggi è ancora in bilico). Infine, non credo la 'American Psychologist Association sia mai stata un faro di civiltà.
E la scienza? Mi direte voi. La scienza è quello che fanno gli scienziati dicono i pragmatisti, e chi può dargli torto? O una metodologia fatta di vincoli e procedure, indifferente ai contenuti, ma qui è di contenuti che si tratta! O una serie di asserzioni comprovate, più o meno dettagliatamente ed accuratamente, da osservazioni empiriche connesse da un tessuto logico, meglio se matematico. Ma qui sembrano mancare sia le dettagliate ed accurate osservazioni empiriche, sia le connessioni logiche e non si vede a che tipo di osservazioni dirimenti possiamo rivolgerci per rispondere al problema.
Resta il problema posto e riproposto da Dimaggio: chi decide cosa e su quali basi? Problema politico quanti altri mai (non scientifico, non scientifico, non scientifico: vogliamo vivere in una democrazia, magari migliore di quella che abbiamo, o in un regime tecnocratico, come si avvia a essere ed è in parte diventato quello attuale?)
Voglio fare un'incursione (Brevissima) in un territorio su cui mi riprometto di tornare un po' più estesamente nella mia relazione al congresso di Bari. Qual è il nomos, ossia l'ordinamento fondamentale che ci sta governando nelle nostre scelte quotidiane? L'ordinamento fondamentale ci ricorda Carl Schmitt si basa nella sua essenza su determinati confini e delimitazioni, su determinate misure. Noi siamo qui a contestare, per quanto mi riguarda giustamente, limiti e confini e misure, o meglio cancellazione di limiti, confini e misure: siamo nel pieno di una intersecazione scienza-politica. Sono due visioni del mondo e dell'uomo che si confrontano e solo una disciplina etica può darci una linea. Serve saggezza più che sapere, magari saggezza guidata dal sapere e, per chi di noi si affida, meglio dal sapere scientifico.
Perdonate la digressione.
State bene.
Angelo Inverso
A tutti i colleghi, salute!
Le ultime mail mi spingono a ritornare sull'argomento da un'altra prospettiva.
Dimaggio apre nuovamente il fronte (sempre tenuto caldo): caratteristiche e limiti della scienza.
Innanzitutto diamo a Dimaggio ciò che è suo: non si può dubitare del fatto che fornire suggerimenti e supporto ideologico a battaglie politiche che utilizzano la disobbedienza civile e l'obbiezione di coscienza come armi di lotta non sia propriamente un oggetto di indagine scientifica.
Detto questo, vorrei ricordare che[i] il sistema scientifico-tecnologico [/i]è da sempre (da Bacone ,vero teorico della scienza e dell'approccio empirico alla conoscenza, in poi) strettamente connesso alle fazioni della lotta politica e, dal momento della sua affermazione ideologica e sociale, al potere politico. Dalle nostre parti: il supporto alle concezioni razziste e alla eugenetica, al darwinismo sociale, alla ricerca sul nucleare a fini bellici, alla lobotomia e all'elettroshock, al sistema diagnostico DSM, alla terapia comportamentale dura e pura. Altri potrebbe opporre: dimostrazione dell'inesistenza di razze geneticamente pure; dimostrazione dello stato di soggezione femminile; dimostrazione degli effetti catastrofici della lobotomia. Io risponderei che tutto quanto è soggetto alla variazioni dei tempi e ai gestori del potere politico. Inoltre, il controllo delle riviste e la patente di autorevolezza, le accademie, i finanziamenti a progetti di ricerca, etc. sono politica a tutti gli effetti.
La psichiatria, in modo particolare, fin dalla nascita, è divisa tra tentativi di cura e controllo sociale, con oscillazione tra le due polarità a seconda dei tempi e dei contesti (oggi è ancora in bilico). Infine, non credo la 'American Psychologist Association sia mai stata un faro di civiltà.
E la scienza? Mi direte voi. La scienza è quello che fanno gli scienziati dicono i pragmatisti, e chi può dargli torto? O una metodologia fatta di vincoli e procedure, indifferente ai contenuti, ma qui è di contenuti che si tratta! O una serie di asserzioni comprovate, più o meno dettagliatamente ed accuratamente, da osservazioni empiriche connesse da un tessuto logico, meglio se matematico. Ma qui sembrano mancare sia le dettagliate ed accurate osservazioni empiriche, sia le connessioni logiche e non si vede a che tipo di osservazioni dirimenti possiamo rivolgerci per rispondere al problema.
Resta il problema posto e riproposto da Dimaggio: chi decide cosa e su quali basi? Problema politico quanti altri mai (non scientifico, non scientifico, non scientifico: vogliamo vivere in una democrazia, magari migliore di quella che abbiamo, o in un regime tecnocratico, come si avvia a essere ed è in parte diventato quello attuale?)
Voglio fare un'incursione (Brevissima) in un territorio su cui mi riprometto di tornare un po' più estesamente nella mia relazione al congresso di Bari. Qual è il nomos, ossia l'ordinamento fondamentale che ci sta governando nelle nostre scelte quotidiane? L'ordinamento fondamentale ci ricorda Carl Schmitt si basa nella sua essenza su determinati confini e delimitazioni, su determinate misure. Noi siamo qui a contestare, per quanto mi riguarda giustamente, limiti e confini e misure, o meglio cancellazione di limiti, confini e misure: siamo nel pieno di una intersecazione scienza-politica. Sono due visioni del mondo e dell'uomo che si confrontano e solo una disciplina etica può darci una linea. Serve saggezza più che sapere, magari saggezza guidata dal sapere e, per chi di noi si affida, meglio dal sapere scientifico.
Perdonate la digressione.
State bene.
Angelo Inverso