Ciao Federico (Dibennardo),
tu non hai idea quanto mi faccia piacere il tuo intervento, sia come membro della comunità LGBT sia come giovane specializzando (intelligente). Poi ti conosco e so che hai una capacità non comune di dibattere in modo equilibrato e non ideologico.
Vado su alcuni punti che sollevi: che la comunità LGBT non neghi l'importanza del sesso biologico, onestamente non ci credo. Quando leggerò membri della comunità esprimersi in maniera chiara e netta contro l'espressione "assegnato maschio o femmina alla nascita " cambierò idea. La lettera combinata delle associazioni mediche più OdP era imbarazzante nella sua violazione della logica: la disforia di genere non è l'incongruenza tra il genere percepito e il sesso biologico ma tra quello percepito e quello assegnato alla nascita". Quindi c'è l'intenzione esplicita di cancellare la biologia.
Alcuni dati epidemiologici sono poi semplicemente assurdi. In questo articolo appena uscito sul New England Journal of Medicine (sì, esatto, lì), riporta che disforia di genere sia presente nel 2-9% della popolazione. Ora, che un dato del genere sia insensato non ci vuole un genio a capirlo. Che, l'evoluzione ci ha messo milioni di anni per mettere quasi un umano su 10 nel corpo sbagliato? E tutto questo si manifesta... all'improvviso?
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/N ... ed_article
Ci vuole un genio per capire che è un fenomeno di contagio sociale, pari all'isteria, alle epidemie di suicidi, al momento degli emo con tutta la moda del self-harm o sulla capacità di contagio che hanno i disturbi alimentari tra gli adolescenti?
Poi nello stesso articolo evidenziano l'efficacia psicologica dei puberty blockers, in una popolazione di giovani seguiti con approccio multidisciplinare. Ora, santa pazienza, stiamo parlando del NEJM. Che i reviewer sono diventati incapaci di chiedere agli autori una domanda semplice: belli de casa, voi avete somministrato un farmaco, ok, ma in una popolazione che è seguita da team superaccoglienti, specializzatissimi e pure sensibili al tema. Come fate a dire che il miglioramento psicologico sia ascrivibile ai puberty blockers? Per altro è uno studio a braccio singolo senza braccio di controllo né randomizzazione. Gli effetti collaterali fisici non sono calcolati. Stiamo parlando del NJEM. Uno studio in qualsiasi altro campo della medicina sarebbe stato rejected ma pure male. Perché è stato accettato? Io, a parte la pressione politica della associazioni attiviste motivi non ne vedo. Cioè, ne vedo. Diciamo che io da produttore di puberty blockers avrei un certo interesse a spingerne l'assunzione nei ragazzi, molto di più che una semplice psicoterapia. Vecchia storia nel nostro campo no? Tanta ricerca sui campi e 4 spicci alla psicoterapia. Direi che attivismo e mercato possono avere un ruolo congiunto ma, va da sé, è solo un'ipotesi.
Tu dici giustamente: molti ragazzi beneficiano del trattamento e ci sono i risultati. Sì, certo, lo so, ed è bello che sia così. Ma gli studi sono pochi e soprattutto su una cosa così che cambia il fisico in fase puberale in modo irreversibile attraverso gli ormoni e attraverso trattamenti chirurgici, ci vorrebbero follow-up lunghissimi.
Nessuno mette in discussione che sia una linea del processo di cura necessaria, per molti indispensabili, e che darà una speranza di salute a ragazzi che in passato non ne avrebbero avute.
Il problema è la violazione violenta (è voluta l'allitterazione) di alcune norme logiche, procedurali e di buon senso. Che i ragazzi possano accedere a cure mediche senza l'approvazione del medico e del genitore, come sta accadendo in Spagna e Scozia è inaccettabile e pericoloso. Che si scriva "assegnato coso alla nascita" è insopportabile.
Che uno psicoterapeuta che vede un ragazzo che si definisce trans o non-binary si chieda, come buon senso clinico vuole: "ma non è questo non è un problema in sé ma è l'espressione di un disturbo della personalità o della coscienza o di tutte e due (vedi mail di Furio)" e debba anche solo vagamente preoccuparsi di sentirsi dare del fascista transfobo è qualcosa che io non avevo mai osservato prima nella mia professione. E in questo, Federico, il transattivismo ha un ruolo fondamentale. Poi sai meglio di me quante colleghe e colleghi che sono su IG della tua generazione la pensino così ma sui social non lo scrivano. Perché hanno paura della shitstorm e di perdere follower. Usano gli * senza crederci perché hanno bisogno di follower e se non li usano li perdono o sono oggetto di critiche anche aspre.
Ecco in questo clima ragiono meno sereno e reclamo il mio diritto di professionista di fare il mio lavoro con competenza senza dovere pensare a chi strilla, urla, solleva cause e minaccia e ti accusa di fare terapia di conversione.
Se invece io, clinico, fronteggiassi una situazione del tipo: "ok, ci sono ragazzi che si sentono di un sesso differente da quello biologico, osserviamoli, accompagniamoli, lavoriamo su eventuali patologie sottostanti, e santa miseria, aiutiamoli a stare meglio col loro corpo, e se servono ormoni e chirurgia che ormoni e chirurgia siano" io sarei felice, sereno e fiero di vivere in una società in cui una persona trans ha finalmente la possibilità di vivere una vita in piena luce inserita nel tessuto sociale come è giusto che sia. Sarei felice di scandalizzarmi e infuriarmi se leggo che Fumetti Brutti riceve commenti di odio sulla sua pagina (per chi non lo sapesse si tratta della scrittrice trans di Graphic novel Josephine Yole Signorelli).
Ma le cose stanno così. Io ho passato la vita a rompere le palle a tutti, psicoanalisti e cognitivisti e non ho mai avuto paura delle conseguenze. Stavolta prima di prendere questa posizione ci ho pensato un anno e mezzo.
So che vogliamo la scienza tutti e due, Federico, ti conosco. Esiste l'omofobia? Sì. E' necessario superarla? Cavolo sì e tanto bisogna fare. Esiste l'attivismo punitivo e stalinista da parte della comunità LGBT (e non solo)? Sì, tanto, sta minando, insieme ad altri movimenti, il funzionamento delle università anglosassoni.
Federico, so che i miei toni sono abbastanza accesi e sicuramente non ho messo abbastanza in risalto le parti preziose della tua mail in cui pone l'enfasi su un lavoro che aiuta molti ragazzi e, ad alcuni di loro, salva la vita. Lo so, lo vedo ed è un lavoro prezioso.
Un abbraccio,
Giancarlo