Mi unisco ai ringraziamenti e alle osservazioni di Katia Tenore sul convegno di Bari. Complimenti al direttivo e in particolare alla accoglienza barese di Maria Grazia Foschino e al "marchio sociale" che credo lei abbia voluto fortemente imprimere a questo convegno.
In questo senso ho trovato personalmente molto stimolante il convegno, già a partire dal titolo.
Aggiungo a quanto scrive Katia che mi sembra siano emersi in modo più o meno diretto due temi contenenti aspetti problematici e una diffusa esigenza di pensare a soluzioni future condivise come società scientifica:
1) come la psicoterapia può adattarsi e rispondere alle esigenze che i cambiamenti sociali degli ultimi anni pongono? Penso per esempio all’aumentare della frequenza e della gravità delle psicopatologie in età evolutiva; al tema della violenza di genere. E’ emerso chiaramente che alcune risposte non possono essere date nel privato del proprio studio, ma richiedono un ripensamento della psicoterapia e una capacità di adattarsi a contesti diversi (il pubblico innanzitutto) e a interventi coordinati con più figure professionali.
2) come da un lato salvaguardare la specificità della psicoterapia (si pensi al recente dibattito sulla distinzione tra psicoterapia e sostegno) e dall’altra l’integrità della CBT, nel proliferare ormai esponenziale di «nuove terapie», nuove procedure, tecniche, protocolli e cosi via?
Mi sembra che alcuni spunti di risposta siano emersi in singoli simposi o tavole rotonde. Sul primo punto penso a titolo di esempio, alla tavola rotonda di Bruno Bara sul corpo malato, in cui si è provato a dare risposta alla domanda: che ruolo specifico ha la psicoterapia nel caso delle diverse patologie organiche? Oppure penso al simposio organizzato da Giuseppe Niccolò su come la psicoterapia può adattarsi e dare risposte efficaci e fattibili in un contesto pubblico che ha risorse limitate e richieste molto ampie. O penso agli interventi di rete che Maria Grazia Foschino ci ha raccontato e ha contribuito a creare per i minori orfani di femminicidio.
Anche rispetto al secondo tema mi sembra che qualche simposio abbia offerto qualche risposta, e penso soprattutto a un simposio sul DOC del gruppo di Francesco Mancini (vedi:
https://cognitivismo.com/nuove-terapie-come-orientarsi/ ).
Tutto questo mi fa pensare che sarebbe bello confrontarci su quelli che sono i nostri problemi condivisi come società scientifica e pensare a quali passi l’attuale e i prossimi direttivi possono fare per aiutarci tutti a proteggere la specificità della psicoterapia, ma anche per adattarla a una società che evolve sempre più rapidamente negli ultimi anni.
E pensare in quest’ottica alle prossime elezioni Sitcc!
Claudia Perdighe
Socia didatta Sitcc
Mi unisco ai ringraziamenti e alle osservazioni di Katia Tenore sul convegno di Bari. Complimenti al direttivo e in particolare alla accoglienza barese di Maria Grazia Foschino e al "marchio sociale" che credo lei abbia voluto fortemente imprimere a questo convegno.
In questo senso ho trovato personalmente molto stimolante il convegno, già a partire dal titolo.
Aggiungo a quanto scrive Katia che mi sembra siano emersi in modo più o meno diretto due temi contenenti aspetti problematici e una diffusa esigenza di pensare a soluzioni future condivise come società scientifica:
1) come la psicoterapia può adattarsi e rispondere alle esigenze che i cambiamenti sociali degli ultimi anni pongono? Penso per esempio all’aumentare della frequenza e della gravità delle psicopatologie in età evolutiva; al tema della violenza di genere. E’ emerso chiaramente che alcune risposte non possono essere date nel privato del proprio studio, ma richiedono un ripensamento della psicoterapia e una capacità di adattarsi a contesti diversi (il pubblico innanzitutto) e a interventi coordinati con più figure professionali.
2) come da un lato salvaguardare la specificità della psicoterapia (si pensi al recente dibattito sulla distinzione tra psicoterapia e sostegno) e dall’altra l’integrità della CBT, nel proliferare ormai esponenziale di «nuove terapie», nuove procedure, tecniche, protocolli e cosi via?
Mi sembra che alcuni spunti di risposta siano emersi in singoli simposi o tavole rotonde. Sul primo punto penso a titolo di esempio, alla tavola rotonda di Bruno Bara sul corpo malato, in cui si è provato a dare risposta alla domanda: che ruolo specifico ha la psicoterapia nel caso delle diverse patologie organiche? Oppure penso al simposio organizzato da Giuseppe Niccolò su come la psicoterapia può adattarsi e dare risposte efficaci e fattibili in un contesto pubblico che ha risorse limitate e richieste molto ampie. O penso agli interventi di rete che Maria Grazia Foschino ci ha raccontato e ha contribuito a creare per i minori orfani di femminicidio.
Anche rispetto al secondo tema mi sembra che qualche simposio abbia offerto qualche risposta, e penso soprattutto a un simposio sul DOC del gruppo di Francesco Mancini (vedi: https://cognitivismo.com/nuove-terapie-come-orientarsi/ ).
Tutto questo mi fa pensare che sarebbe bello confrontarci su quelli che sono i nostri problemi condivisi come società scientifica e pensare a quali passi l’attuale e i prossimi direttivi possono fare per aiutarci tutti a proteggere la specificità della psicoterapia, ma anche per adattarla a una società che evolve sempre più rapidamente negli ultimi anni.
E pensare in quest’ottica alle prossime elezioni Sitcc!
Claudia Perdighe
Socia didatta Sitcc