Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

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Elisa Vezzi
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Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Elisa Vezzi »

Anche io penso che sia necessario parlare di questo tema e discuterne, perché è importante ragionare sulle questioni sociali e psicologiche e anche condividere posizioni diverse. Io vedo due livelli: uno privato del nostro rapporto con la persona che ci chiede aiuto per una sofferenza legata alla disforia di genere che va assolutamente presa in seria considerazione e rispettata facendo quello che possiamo per aiutarla a stare meglio con strumenti clinici adeguati; l'altro è il livello sociale-politico-culturale a cui come psicologi dobbiamo prendere parte e posizione rispetto ai cambiamenti che si stanno avviando che talvolta sono cambiamenti mossi dall'alto e che influenzano necessariamente lo sviluppo psichico degli individui.
Giuseppe Dimaggio

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Giuseppe Dimaggio »

Angelo,
il dato è agghiacciante e questo aspetto non ce lo avevo chiaro fino a questo punto. Ed è abbastanza ovvio che è evoluzionisticamente difficile che all'improvviso nel 2023 esploda un'epidemia di adolescenti che non sentono il proprio corpo coerente con il loro genere. Negli anni prima tale tendenza era repressa. Ma per carità, erano probabilmente normalissimi ragazze e ragazzi lesbiche, gay o bisessualli che cercavano di trovare la loro identità in un momento difficile della vita in cui l'identità a stento uno ce l'ha e in una società che non li accettava.
Giancarlo
Nino Carcione

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Nino Carcione »

Ringrazio di nuovo Giancarlo che ha già dato risposte punto per punto che, di nuovo, condivido in pieno!

Aggiungo solo un affermazione esplicita, che è sottesa nella risposta di Giancarlo: è ovvio che NON si vuole mettere in discussione la varianza di genere, e ci mancherebbe altro, ma il modo ideologico in cui la questione - SPESSO, non sempre - viene affrontata. Questo lo ritengo molto dannoso per i pazienti in cui il problema non è quello della varianza, ma altro quadro psicopatologico, dove il cambio di genere sarebbe inutile nel migliore dei casi (e ci credo poco!), se non estremamente dannoso (e ci credo di più!).

Quindi lo scopo è esattamente il contrario, definire e studiare adeguatamente la questione, ricordando che il tema della varianza e quello dell'orientamento, pur potendo avere aspetti in comune riguardo alla costruzione dell''identità, sono profondamente diversi e e vanno affrontati in modo diverso.

Tanto per essere proprio chiari, Il problema è proprio che sei fai queste affermazioni e la questione viene affrontata dagli interlocutori in modo ideologicamente, e non scientificamente, orientato si passa subito alle accuse di bigottismo, fascismo, omofobia e quant'altro e si inquina la discussione.

XX e XY esistono e non vengono assegnati a tavolino da mamma e papà... anzi scusate non dovrei più dire neanche mamma e papà, ma genitor*?

Non si cambiano le cose con gli asterischi, quindi anziché dire ciao a tutt*, vi saluto con un semplicissimo ciao a TUTTI e spero in uno scambio proficuo, onesto e senza pregiudizi.

Nino
Giuseppe Dimaggio

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Giuseppe Dimaggio »

Angelo,
il dato è agghiacciante e questo aspetto non ce lo avevo chiaro fino a questo punto. Ed è abbastanza ovvio che è evoluzionisticamente difficile che all'improvviso nel 2023 esploda un'epidemia di adolescenti che non sentono il proprio corpo coerente con il loro genere. Negli anni prima tale tendenza era repressa. Ma per carità, erano probabilmente normalissimi ragazze e ragazzi lesbiche, gay o bisessualli che cercavano di trovare la loro identità in un momento difficile della vita in cui l'identità a stento uno ce l'ha e in una società che non li accettava.
Giancarlo
Maria Marino

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Maria Marino »

Buon pomeriggio a tutti.
Personalmente, credo che la lettera di Thanopolus avrebbe davvero potuto rappresentare un'ottima occasione di riflessione su una tematica complessa e delicata, da definire e gestire. Sarebbe potuta andare così - e a quel punto, sono d'accordo con il Prof. Di Maggio, avremmo potuto rosicare di non essere stati noi cognitivisti ad alimentare la riflessione. Ma, credo, sia andata diversamente, dati i contenuti e il lessico della lettera che, dal mio punto di vista, va contestata almeno perché contiene diverse inesattezze. Alcune: vengono sovrapposti i costrutti di disforia e incongruità di genere che (possiamo essere o meno d'accordo) ma vengono distinti anche sul piano del loro eventuale significato "clinico"; la terapia viene definita "sperimentazione" quando invece è disciplinata da un protocollo AIFA; si parla in modo fuorviante di "età pediatrica" quando i destinatari sono adolescenti. È per questo che il gesto di Thanopolus andrebbe contestato, perché alterando le informazioni, tradisce un significato e uno scopo altamente politici e strumentali e in questo senso, sempre a mio parere, antiscientifici e pericolosi.
È per questo che non credo rappresenti una buona occasione, ma ahimé, un modo fuorviante di porre una questione che andrebbe attentamente, ma onestamente, valutata.
Questo credo sia il punto più importante, la distorsione di alcune informazioni e nozioni e le possibili implicazioni di tale prassi. Poi c'è, di certo, la questione importantissima di chiarire i legami tra sesso biologico, identità corporea loro relazione con il genere. Come si può negare l'importanza del sesso biologico? Non si può. Credo che però, al contempo, che non si possa negare l'influenza nella formazione della propria identità anche di altri processi, come quelli veicolati dal genere relativo al sesso biologico. Su questo sarebbe bello poter aprire un dibattito permanente e volto al miglioramento delle conoscenze e delle pratiche.
Un caro saluto a tutti.
Maria Marino

Dott.ssa Maria Marino
Studio Napoletano Psicologia Cognitiva
Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Napoli
Giuseppe Dimaggio

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Giuseppe Dimaggio »

Riprendo alcuni punti di Nino

"Aggiungo solo un affermazione esplicita, che è sottesa nella risposta di Giancarlo: è ovvio che NON si vuole mettere in discussione la varianza di genere, e ci mancherebbe altro, ma il modo ideologico in cui la questione - SPESSO, non sempre - viene affrontata. Questo lo ritengo molto dannoso per i pazienti in cui il problema non è quello della varianza, ma altro quadro psicopatologico, dove il cambio di genere sarebbe inutile nel migliore dei casi (e ci credo poco!), se non estremamente dannoso (e ci credo di più!)."

Anche io sono per il "ci credo di più". Per quello che ho potuto vedere di persona e in supervisione, pazienti che si dichiarano non-binary hanno come identità di genere l'ultimo dei problemi, ma anche di larga misura. Si tratta di persone con disturbi di personalità e dissociativi gravi, spesso li potresti diagnosticare camminando per strada per quanto sono evidenti. Ora, se io sono un clinico che vivo in un mondo normale vedo e tratto il disturbo principale e poi capisco se la parte dell'identità di genere era un correlato di questo o aveva una sua valenza specifica, anche non patologica. Invece questa operazione oggi è ostruita, anche in modo violento, dagli attivisti che tendono a bollare l'intelligenza clinica come transfobia o, mille volte peggio, terapia di conversione. Il fatto stesso che io ci abbia messo un anno di rimuginio sul tema prima di dirlo a chiare lettere e che sono stato il primo a espormi e che molti mi hanno detto che sono stato coraggioso a dirlo rende le dimensioni folli del problema. Ora chi si muove nel mondo scientifico deve avere paura di esprimere la propria opinioni? Voglio dire, stiamo scherzando?

"Quindi lo scopo è esattamente il contrario, definire e studiare adeguatamente la questione, ricordando che il tema della varianza e quello dell'orientamento, pur potendo avere aspetti in comune riguardo alla costruzione dell''identità, sono profondamente diversi e e vanno affrontati in modo diverso."
Esatto.

"Tanto per essere proprio chiari, Il problema è proprio che sei fai queste affermazioni e la questione viene affrontata dagli interlocutori in modo ideologicamente, e non scientificamente, orientato si passa subito alle accuse di bigottismo, fascismo, omofobia e quant'altro e si inquina la discussione."

Accusati, per altro, da gruppi che hanno un'intrinseca valenza dittatoriale (usate se preferito il termine fascismo o stalinismo, pari sono, qui stalinismo mi sembra più appropriato).


"XX e XY esistono e non vengono assegnati a tavolino da mamma e papà... anzi scusate non dovrei più dire neanche mamma e papà, ma genitor*?"

Né da mamma né da papà né dalla nurse o amministrativa che registra all'anagrafe. Dobbiamo accettare queste piccole forzature della realtà e della logica in nome di... di cosa? A 'sto punto diamo rispetto e dignità alle opinioni di no-vax, no-OGM, terrapiattisti e sciamani e stiamo a posto

"Non si cambiano le cose con gli asterischi, quindi anziché dire ciao a tutt*, vi saluto con un semplicissimo ciao a TUTTI e spero in uno scambio proficuo, onesto e senza pregiudizi."

Io ho rifiutato di fare girare un questionario online perché iniziava con un "tutt*". Se qualcuno mi scrive con gli * risp*ondo scr*vendo così.
"Ma scusa li usi a cavolo?".
"Sì, perché è l'unico modo in cui vengono usati".
Giancarlo
Antonio Leone

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Antonio Leone »

Basta che una prassi rientri in un protocollo AIFA per sostenere che non si tratta di sperimentazione? Di questi tempi? E allora che cos'è? E che idea abbiamo dell'AIFA?
Se vogliamo superare davvero gli stereotipi, dobbiamo riconoscere con più umiltà che non esiste la "scienza" fine a se stessa, ma che anche le istituzioni scientifiche sono soggette a subire influenzamenti provenienti da fattori economici oltre che ideologici. Non voglio affermare che il caso specifico rientri per forza in questa fattispecie, ma criticare la lettera della SPI con tali argomentazioni mi sembra che valga ad eludere il problema.
Ospite

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Ospite »

Salute
Analizzando la lettera della SPI si rileva che il problema della disforia di genere e dell'identità sessuale è indicato come problematica generale relativa al genere, ma , nello specifico, si riferisce alla somministrazione di farmaci bloccanti la pubertà, quindi, per definizione a soggetti prepuberi o a pubertà incipiente. Nessun errore o inesattezza da parte loro. Hanno centrato la loro attenzione sulla somministrazione di farmaci che interferiscono con lo lo sviluppo biologico di un soggetto che non ha come indicazione la cura di un disturbo. Leggere Agamben e Foucault, soprattutto "La nascita della biopolitica" per avere la dimensione della questione. (QUASI TUTTI I COLLEGHI CONOSCONO AUTORI E PROBLEMA, LO CONSIGLIO AGLI ALTRI :) :
Nella lettera della SIP il tema specifico viene inserito nella problematica che Dimaggio ha meritoriamente sollevato.
I temi sono perciò 3 (tre):
1) E' accettabile interferire medicalmente nei processi biologici, laddove questo non serva a migliorare la prognosi di un disturbo clinicamente accertato e le cui conseguenze (dell'intervento medico) potenzialmente negative non siano con certezza conosciute?
Questo è un problema etico-politico, a cui gli "esperti" possono dare una opinione meditata, ma che implica principi e motivazioni che vanno oltre ciò che la scienza può dire o non dire in base alle sue possibilità conoscitive.
2) I lineamenti della disforia di genere e la conoscenza della formazione dell'identità sessuale è a tal punto nota da consentirci di operare in un quadro di relativa certezza delle conseguenze del nostro intervento (qualunque esso sia e, soprattutto, di tipo medico-biologico)?
Questa domanda la rivolgo a chi consce meglio di me l'argomento.
3) Il fenomeno a cui ho fatto riferimento nella precedente mail, ossia l'incremento delle condotte autolesive, suicidali e parasuicidali da parte dei soggetti, soprattutto di sesso femminile, che chiedono un cambiamento di sesso, in quanto non si riconoscono nel loro sesso biologico, è solo un bias epidemiologico presente nel mio territorio? E, in generale, a cosa dobbiamo attribuire l'aumento delle richieste di cambiamento di sesso tra gli adolescenti negli ultimi anni (per me gli ultimi due anni).
Spero di essere stato chiaro.
State bene.
Angelo Inverso
Maria Marino

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Maria Marino »

Buon pomeriggio!
Continuo a pensare che la lettera della SIP sia stata scritta con un lessico e una terminologia poco accurata e fuorviante. E questo è ideologico e antiscientifico.
Ribadita questa opinione mia personale - che credo verrà sollevata anche da associazioni mediche pediatriche che si occupano di questo tema e che certamente risponderanno alla lettera di Thanopolus, è chiaro che la questione è complessa e andrebbe davvero "meritoriamente" sollevata.
Per chi ha giustamente sollevato la questione AIFA. Nessuna cieca fiducia nell'AIFA ma, chiamare "sperimentazione" una procedura protocollata è appunto una inesattezza e non posso credere a un errore ingenuo da parte di chi ha scritto la lettera. Quindi torno a ribadire che per me il primo problema è la modalità con cui è stata posta questa delicatissima questione.
Le riflessioni che si sono aperte sono molto costruttive.
Grazie.
Buon proseguimento a tutti.
Maria Marino

Studiio Napoletano Psicologia Cognitiva
Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Napoli
Marianna Liotti

Re: Puberty blockers e la lettera della SPI a Meloni

Messaggio da Marianna Liotti »

Io che sono una giovane psicoterapeuta fresca di specializzazione in psicoterapia cognitiva, e che ho la fortuna di lavorare con persone che da anni si occupano di temi legati all'identità di genere, sono molto felice che anche all'interno della SITCC cominci a muoversi un dibattito a proposito.
Un po' timidamente (è la prima volta che scrivo in questo forum!), allora, volevo esprimere un invito ad aprirci a(d) (ac)cogliere la complessità che simili temi necessariamente sollevano, senza cadere in facili polarizzazioni in un senso oppure nell'altro. Se è vero che non tutto è nurture, come mi sembra sia stato ampiamente sottolineato nei precedenti interventi, non tutto altrettanto certamente è nature.

In uno dei primi messaggi di questo forum è stato citato mio padre, Gianni Liotti. Ora, non posso sapere come si esprimerebbe in merito alla questione perché, purtroppo, non è qui per rispondere. So però che, nel dibattito che spero ormai superato relativo a natura versus cultura, rispondeva sempre citando l'amico e maestro John Bowlby: 100% geni, e 100% ambiente. Altrettanto frequentemente, negli ultimi anni della sua vita, amava citare una frase di William Blake: "may god us keep / from single vision & Newton's sleep" (come abbiamo raccontato in un articolo scritto per Attachment & Human Development insieme a Benni Farina, Antonio Onofri, Fabio Monticelli e Armando Cotugno). Io ci penso spesso, e lo trovo un ottimo motto per chi come noi ha scelto questo bellissimo, difficile mestiere.

Mi sembra innegabile che la sofferenza psicologica si trasformi all'interno del contesto culturale in cui l'individuo che la esprime è inserito (penso, per esempio, ai fenomeni isterici); altrettanto innegabile mi sembra che la sofferenza psicologica, e la sua espressione in un dato sintomo, abbia per ciascun individuo un senso diverso. Credo allora che sarebbe per noi psicoterapeuti prezioso e necessario interrogarci, con equilibrio e disponibilità verso l’inevitabile pluralità di punti vista, su che cosa il crescente numero di adolescenti che non si riconosce come cisgender racconta, e su come possiamo al meglio disporci in una posizione di apertura, ascolto e comprensione della molteplicità di significati che la loro esperienza esprime (proteggendoci così dal sonno di Newton).

Ritengo indispensabile, prima di prendere posizione, aprirci al dialogo con chi di queste tematiche si occupa dal punto di vista clinico e della ricerca, in campo psicologico e non solo; quel che cioè la lettera di Thanopolous sembra proprio non aver fatto. A tal proposito, allego un articolo di Vittorio Lingiardi uscito ieri su Repubblica: https://www.repubblica.it/commenti/2023 ... 384169329/



Avevo provato a mandare questo messaggio ieri sera, ma non l'ho visto apparire sul forum. Ritento, nella speranza di essere più fortunata!
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