Buonasera a tutti.
L’argomento mi interessa. Mi occupo da tanti anni di ADHD e non sono pienamente soddisfatta di come questo modo di funzionare venga spiegato. Credo che gli studi sugli effetti del trauma complesso e sulla dissociazione a cui più di recente mi sono avvicinata possano illuminare alcuni aspetti.
Purtroppo non potrò partecipare al Congresso di Bari e volevo chiedere se fosse possibile registrare e mettere a disposizione dei soci SITCC le registrazioni dei due simposi.
Ringrazio intanto Angelo Inverso di avere aperto la discussione insieme a tutti i colleghi che sono intervenuti ad arricchire il confronto.
Uno sguardo diverso sull'ADHD
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- https://www.youtube.com/channel/UCYEG-tsioNZ1TDK3B9Y1g7g
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Mi associo alla richiesta di Alessandra Terreni
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Gentilissim* mi inserisco nella interessantissima discussione soltanto per informarvi che al Congresso SITCC di Bari, poichè in presenza, non è prevista alcuna registrazione, tuttavia successivamente saranno disponibili sul sito gli abstract dei lavori presentati .
In attesa di incontrare chi di voi parteciperà al Congresso saluto tutt* cordialmente
maria grazia foschino barbaro
In attesa di incontrare chi di voi parteciperà al Congresso saluto tutt* cordialmente
maria grazia foschino barbaro
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Caro Angelo,
se verrai al simposio sarai il benvenuto e mi piacerebbe tu potessi dare un tuo contributo alla discussione.
Se ti fa piacere ti cederei i miei 10 minuti sacrificando il mio intervento inziale di Chair. Due cose volevo dire, le dico adesso e mi tolgo il pensiero.
La prima riguardava come mi sono imbatutto in questo discorso dell'ADHD per adulti.
C'erano tre persone: un cognitivo-evoluzionista, un parente stretto e un amico che non si è fatto i fatti suoi. Ma questo forse è la meno importante e quasi quasi non la dico nemmeno qui.
La seconda invece mi sembra più interessante. Riguarda la frase che ho usato per descrivere il problema: una sintomatologia dell'attenzione - con vincoli alla modifica relazionale - congenita.
Di questo problema dell'attenzione si è sempre parlato anche con il termine di "minimal brain damage" (Faraone, S., Asherson, P., Banaschewski, T. et al. (2015) Attention-deficit/hyperactivity disorder. Nat Rev Dis Primers 1, 15020).
Sia brain, sia damage non mi convincono. Non è un fatto biologico, nè tantomeno neuro: tutto è biologico e neuro. Non è un fatto genetico: tra l'inizio e la fine del processo gene-fisiologia-comportamento ci sono troppi passaggi sfumati. Non è un fatto evolutivo, nelle cause tutto è evolutivo.
Il problema è che in certi casi abbiamo un comportamento, l'attenzione, che NON si muove rispetto all'intervento relazionale. Mo mi è presa questa fissa che la verità è tutto quello che si muove, colpa dei pragmatisti americani, mi copiano.
Vabbè io quello che dovevo dire l'ho detto. Ai simposi ci saranno colleghi che sono più preparati di me per affrontare l'argomento e che ascolterò con attenzione.
Angelo ti aspetto! Non farmi rimanere male. :)
Ai colleghi Alessandra Terreni e Antonio Leone, se gli organizzatori del Congresso lo consentono possiamo registrarlo noi il simposio in modo professionale e ve lo spediamo a casa.
Rosario Esposito
se verrai al simposio sarai il benvenuto e mi piacerebbe tu potessi dare un tuo contributo alla discussione.
Se ti fa piacere ti cederei i miei 10 minuti sacrificando il mio intervento inziale di Chair. Due cose volevo dire, le dico adesso e mi tolgo il pensiero.
La prima riguardava come mi sono imbatutto in questo discorso dell'ADHD per adulti.
C'erano tre persone: un cognitivo-evoluzionista, un parente stretto e un amico che non si è fatto i fatti suoi. Ma questo forse è la meno importante e quasi quasi non la dico nemmeno qui.
La seconda invece mi sembra più interessante. Riguarda la frase che ho usato per descrivere il problema: una sintomatologia dell'attenzione - con vincoli alla modifica relazionale - congenita.
Di questo problema dell'attenzione si è sempre parlato anche con il termine di "minimal brain damage" (Faraone, S., Asherson, P., Banaschewski, T. et al. (2015) Attention-deficit/hyperactivity disorder. Nat Rev Dis Primers 1, 15020).
Sia brain, sia damage non mi convincono. Non è un fatto biologico, nè tantomeno neuro: tutto è biologico e neuro. Non è un fatto genetico: tra l'inizio e la fine del processo gene-fisiologia-comportamento ci sono troppi passaggi sfumati. Non è un fatto evolutivo, nelle cause tutto è evolutivo.
Il problema è che in certi casi abbiamo un comportamento, l'attenzione, che NON si muove rispetto all'intervento relazionale. Mo mi è presa questa fissa che la verità è tutto quello che si muove, colpa dei pragmatisti americani, mi copiano.
Vabbè io quello che dovevo dire l'ho detto. Ai simposi ci saranno colleghi che sono più preparati di me per affrontare l'argomento e che ascolterò con attenzione.
Angelo ti aspetto! Non farmi rimanere male. :)
Ai colleghi Alessandra Terreni e Antonio Leone, se gli organizzatori del Congresso lo consentono possiamo registrarlo noi il simposio in modo professionale e ve lo spediamo a casa.
Rosario Esposito
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Ringrazio di cuore Rosario Esposito per la disponibilità a occuparsi della registrazione. Se non sarà possibile spero ci siano presto altre occasioni che non mancherò di cogliere.
Buona estate a tutti
Alessandra Terreni
https://alessandra-terreni-psicologa.business.site/
Buona estate a tutti
Alessandra Terreni
https://alessandra-terreni-psicologa.business.site/
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Ringrazio anche io Rosario Esposito per la possibilità di avere la registrazione.
So che non potrò essere presente e sarebbe prezioso poter seguire questo confronto, iniziato già in maniera così partecipata e interessante
un caro saluto
Lavinia Barone
Lavinia.barone@unipv.it
So che non potrò essere presente e sarebbe prezioso poter seguire questo confronto, iniziato già in maniera così partecipata e interessante
un caro saluto
Lavinia Barone
Lavinia.barone@unipv.it
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Ciao, Rosario e salute a tutti.
Grazie del rinnovato invito.
Ci sarò per certo ai vostri simposi e se avrò qualche contributo da portare alla discussione non mancherò di darlo.
Spero anche che questa sia un'ottima occasione per dare un segno di superamento di schematismi e contrapposizioni futili.
C'è aperta una questione , caro mio, l'hai ben posta e vale per l'adhd come per molte altre condizioni:
Angelo
Grazie del rinnovato invito.
Ci sarò per certo ai vostri simposi e se avrò qualche contributo da portare alla discussione non mancherò di darlo.
Spero anche che questa sia un'ottima occasione per dare un segno di superamento di schematismi e contrapposizioni futili.
C'è aperta una questione , caro mio, l'hai ben posta e vale per l'adhd come per molte altre condizioni:
A presto, a Bari, dunque!Non è un fatto biologico, nè tantomeno neuro: tutto è biologico e neuro. Non è un fatto genetico: tra l'inizio e la fine del processo gene-fisiologia-comportamento ci sono troppi passaggi sfumati. Non è un fatto evolutivo, nelle cause tutto è evolutivo. Il problema è che in certi casi abbiamo un comportamento, l'attenzione, che NON si muove rispetto all'intervento relazionale.
Angelo
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
Ciao a tutti, cari colleghi!
In occasione di vederci di persona a Bari,
accolgo molto favorevolmente l'idea di Rosario di poter registrare il simposio sull'ADHD in maniera tale da poterlo rendere fruibile anche a chi non potesse essere presente.
A tale proposito voglio solo far presente a Rosario che ieventualmente potremmo addirittura pensare di renderlo poi una FAD accreditata per gli ECM.
Come ApertaMenteWeb non avremmo alcuna difficoltà ad accreditarlo per il riconoscimento dei crediti.
Penso potrebbe essere un ulteriore servizio utile ai nostri colleghi.
Buon Ferragosto a tutti
Antonio Onofri
dottoronofri@gmail.com
In occasione di vederci di persona a Bari,
accolgo molto favorevolmente l'idea di Rosario di poter registrare il simposio sull'ADHD in maniera tale da poterlo rendere fruibile anche a chi non potesse essere presente.
A tale proposito voglio solo far presente a Rosario che ieventualmente potremmo addirittura pensare di renderlo poi una FAD accreditata per gli ECM.
Come ApertaMenteWeb non avremmo alcuna difficoltà ad accreditarlo per il riconoscimento dei crediti.
Penso potrebbe essere un ulteriore servizio utile ai nostri colleghi.
Buon Ferragosto a tutti
Antonio Onofri
dottoronofri@gmail.com
Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD
A tutti i colleghi salute
L'appuntamento era a Bari e a Bari io c'ero.
I simposi sono stati ricchi di interesse e io con interesse e un po' troppo pathos ho partecipato. Il tema dominante è stata la possibile presenza nella popolazione clinica adulta di pazienti che sarebbero stati correttamente diagnosticato come adhd, ma non lo sono stati per una certa cecità culturale, che porta a valorizzare la traumatologia e la conseguente fenomenologia dissociativa a scapito delle componenti costituzionali (diciamo così, per non dire genetiche). Su questo sono emerse posizioni differenziate che non si possono sintetizzare in una mail. Tutti bravissimi.
Un valentissimo collega ha rilevato, in conclusione, come l'adhd sia in sostanza sottodiagnosticato in età evolutiva e perciò giungerebbero ai servizi dell'età adulta casi di adhd non diagnosticati, che fuorviano o rallentano una corretta presa in carico dei pazienti adulti.
Mi sono, con una certa fermezza, opposto a quest'ultima osservazione rilevando che siamo di fronte ad una sovradiagnosi spettacolare frutto di un'altra, pericolosa deriva culturale e sociale. Non sono riuscito a fornire referenze in quanto davvero impreparato. Ecco il riferimento più recente:
Kazda KM, Walters RK, Demontis D, Stein JL, Hibar HH, Bralten J, Mota NR, Schchar R, Sonuga#Barke E, Mattenisen M, Neale BM, Thompson PM, Medland SE, Borglim AD, Faraone SV,Arias-Zasquez, and Franke B. (2021) Overdiagnosis of attention-deficit/hyperactivity disorderin. Children and adolescents: a scoping review. Am J Psychiatr 176:228–238
Un seconda questione ha riguardato la validità dei test che vengono somministrati con un'abbondanza e una inconcludenza che provoca in alcuni sospetti malevoli (non in me, no di certo!!)...
Veniamo all'oggi
Nella letteratura più qualificata i dubbi emergenti sono tanti. Ne elenco solo alcuni di non immediata fruizione per i terapeuti a cui non vorrei impedire il pacere di partecipare alle prossime puntate del nostro serial:
1) LA SOVRADIAGNOSI E IL SOVRATRATTAMENTO
2) LE APPROSSIMAZIONI NELLE DIAGNOSI
3) LE INCONCLUDENZE DELLE PROVE TESTOLOGICHE (addobbare una porchetta per servire una mela Cfr. Moni Ovadia: L'ebreo che ride)
4) LA TERAPIA CON FARMACI STIMOLANTI
5) LE INSUFFICIENTI GIUSTIFICAZIONI PER IL RICORSO AL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO
6) L'ASSENZA DI PERSISTENZA DI EFFETTI A LUNGO TERMINE
Per quanto riguarda i punti 4, 5 e 6 vorrei riportare una sintesi abbastanza efficace, anche se a mio avviso non del tutto sincera, dello stato dell'arte relativamente agli effetti degli psicostimolanti:
«Despite the dramatic increases in administrative prevalence, these two modern meta-analyses provide empirical support to justify the clinical use of stimulant medication for short-term treatment (defined as <3 or < 6 months). However, Storebo et al. (2015) questioned the quality of evidence (due to possible ineffective blinding of randomly assigned treatments) and risk of bias (associated with funding of studies by pharmaceutical companies), which generated “contentious debate [and] fierce discussion.” Over an extended 2-year period, neither side gave much ground, “resulting in an impasse” (see Swanson 2018 for a summary of commentaries and replies). The controversies continued after publication of the subsequent review by Cortese et al. (2018), which provided additional previously unpublished information that was sought and obtained and provided “a more nuanced assessment” and concluded quality of evidence was moderate to high and risk of bias was low. However, these conclusions were not accepted by other participants in the debate (e.g., see Faltinsen et al. 2018). These unresolved controversies were cited by the WHO Expert Committee (WHO 2018) as reasons for rejecting an application to include methylphenidate in the “21st WHO Model List of Essential Medicines and the 7th WHO Model List of Essential Medicines for Children” (see Ribeiro et al. 2021) ».
James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton, Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, and Francisco Xavier Castellanos :Attention-Deficit Hyperactivity Disorder , 2022
QUESTO CHE SEGUE E' L'ABSTRACT DELLE CONSIDERAZIONI DI FALTINSEN
ABSTRACT DELLA CRITICA METODOLOGICA STRONCANTE DI FALTINSEN
We thank Samuele Cortese and colleagues for their network meta-analysis1
on medications for attention-deficit hyperactivity disorder (ADHD), which aggregated group-level data from 133 placebo-controlled trials. The authors correctly emphasise the short duration of the trials and the subsequent problems with external validity. For optimal clinical applicability, the authors could have reported effect estimates with minimal clinically relevant differences, referring to the smallest relevant change on outcomes in patients (such as the ADHD Rating Scale).
2 Moreover, the severity of the reported harm measures on tolerability and acceptability is challenging to interpret given their dichotomous nature. The standardised mean differences on weight and blood pressure are also difficult to translate into clinical practice, and data on additional serious and non-serious adverse events would have been informative for readers, such as psychotic symptoms and suicide risk. Insufficient reporting of adverse events in randomised trials is commonplace, and observational data on harms should therefore be interpreted alongside the findings by Cortese and colleagues.
3The authors assessed all the indirect comparisons at low to very low quality of evidence. Indirect evidence differentiates network meta-analyses from conventional meta-analyses,
4 and given the decreased interpretability of these data, the overall findings might not be more comprehensive or novel than previous reviews. For example, Cortese and colleagues included 81 randomised trials on all medications for children and adolescents with ADHD,
1but our previous review from 2015 on methylphenidate alone included 185 trials.
5The decision to exclude potentially valuable studies to reduce risk of bias and oversee statistical and methodological assumptions might have increased the risk of selection bias, and appropriate subgroup and sensitivity analyses to screen out studies would have been optimal. Additionally, one important bias was not addressed by the authors—the trial participants in the medication groups could have been subject to systematic unblinding, given the known behavioural effects and adverse events of ADHD medications compared with placebo interventions.15
Although we appreciate the work by Cortese and colleagues, we hope that future reviews will address the outlined issues and move from group-level data to individual participant data to explore patient-related variables further. We strongly encourage longer-lasting and rigorously designed randomised clinical trials on medications for patients with ADHD (incorporating active placebos with so-called nocebo components), to improve the current evidence base.
Faltinsen EG, Gluud C, Simonsen E, Zwi M, Storebo OJ (2018) Unbalanced risk-benefit analysis of ADHD drugs. Lancet 5:870
Dipoi, ecco l'esordio della sezione “Can exemplary treatment with stimulant medication be provided in modern clinical practice? “ del lavoro di Swansson e colleghi precedentemente citato.
«Even though uncontrolled pre-post follow-up studies are not appropriate to document efficacy (see Sonuga-Barke et al. 2013), this method has been used to evaluate whether community practitioners can deliver state-of-the-art treatment suggested by modern research. Two examples will be described here. Atzori et al. (2009) evaluated 187 patients treated at the Center for Pharmacological Therapies at the University of Cagliari with initial titration and monthly follow-up visits over the course of 3 years.»
James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton, Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, and Francisco Xavier Castellanos :Attention-Deficit Hyperactivity Disorder , 2022
AVETE CAPITO BENE! E uno degli esperimenti “in corpore vili” citati si è realizzato nella ridente città di Cagliari per 3 anni!
Non voglio tediarvi ancora con le bibliografie, voglio solo dire a quelli che sono ancora interessati alla questione che non vogliamo abbandonare il terreno dopo una prima sommaria ricognizione. Ci ripromettiamo di tornare su questa mail quanto prima per una proposta operativa.
A presto.
State bene.
Angelo Inverso
L'appuntamento era a Bari e a Bari io c'ero.
I simposi sono stati ricchi di interesse e io con interesse e un po' troppo pathos ho partecipato. Il tema dominante è stata la possibile presenza nella popolazione clinica adulta di pazienti che sarebbero stati correttamente diagnosticato come adhd, ma non lo sono stati per una certa cecità culturale, che porta a valorizzare la traumatologia e la conseguente fenomenologia dissociativa a scapito delle componenti costituzionali (diciamo così, per non dire genetiche). Su questo sono emerse posizioni differenziate che non si possono sintetizzare in una mail. Tutti bravissimi.
Un valentissimo collega ha rilevato, in conclusione, come l'adhd sia in sostanza sottodiagnosticato in età evolutiva e perciò giungerebbero ai servizi dell'età adulta casi di adhd non diagnosticati, che fuorviano o rallentano una corretta presa in carico dei pazienti adulti.
Mi sono, con una certa fermezza, opposto a quest'ultima osservazione rilevando che siamo di fronte ad una sovradiagnosi spettacolare frutto di un'altra, pericolosa deriva culturale e sociale. Non sono riuscito a fornire referenze in quanto davvero impreparato. Ecco il riferimento più recente:
Kazda KM, Walters RK, Demontis D, Stein JL, Hibar HH, Bralten J, Mota NR, Schchar R, Sonuga#Barke E, Mattenisen M, Neale BM, Thompson PM, Medland SE, Borglim AD, Faraone SV,Arias-Zasquez, and Franke B. (2021) Overdiagnosis of attention-deficit/hyperactivity disorderin. Children and adolescents: a scoping review. Am J Psychiatr 176:228–238
Un seconda questione ha riguardato la validità dei test che vengono somministrati con un'abbondanza e una inconcludenza che provoca in alcuni sospetti malevoli (non in me, no di certo!!)...
Veniamo all'oggi
Nella letteratura più qualificata i dubbi emergenti sono tanti. Ne elenco solo alcuni di non immediata fruizione per i terapeuti a cui non vorrei impedire il pacere di partecipare alle prossime puntate del nostro serial:
1) LA SOVRADIAGNOSI E IL SOVRATRATTAMENTO
2) LE APPROSSIMAZIONI NELLE DIAGNOSI
3) LE INCONCLUDENZE DELLE PROVE TESTOLOGICHE (addobbare una porchetta per servire una mela Cfr. Moni Ovadia: L'ebreo che ride)
4) LA TERAPIA CON FARMACI STIMOLANTI
5) LE INSUFFICIENTI GIUSTIFICAZIONI PER IL RICORSO AL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO
6) L'ASSENZA DI PERSISTENZA DI EFFETTI A LUNGO TERMINE
Per quanto riguarda i punti 4, 5 e 6 vorrei riportare una sintesi abbastanza efficace, anche se a mio avviso non del tutto sincera, dello stato dell'arte relativamente agli effetti degli psicostimolanti:
«Despite the dramatic increases in administrative prevalence, these two modern meta-analyses provide empirical support to justify the clinical use of stimulant medication for short-term treatment (defined as <3 or < 6 months). However, Storebo et al. (2015) questioned the quality of evidence (due to possible ineffective blinding of randomly assigned treatments) and risk of bias (associated with funding of studies by pharmaceutical companies), which generated “contentious debate [and] fierce discussion.” Over an extended 2-year period, neither side gave much ground, “resulting in an impasse” (see Swanson 2018 for a summary of commentaries and replies). The controversies continued after publication of the subsequent review by Cortese et al. (2018), which provided additional previously unpublished information that was sought and obtained and provided “a more nuanced assessment” and concluded quality of evidence was moderate to high and risk of bias was low. However, these conclusions were not accepted by other participants in the debate (e.g., see Faltinsen et al. 2018). These unresolved controversies were cited by the WHO Expert Committee (WHO 2018) as reasons for rejecting an application to include methylphenidate in the “21st WHO Model List of Essential Medicines and the 7th WHO Model List of Essential Medicines for Children” (see Ribeiro et al. 2021) ».
James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton, Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, and Francisco Xavier Castellanos :Attention-Deficit Hyperactivity Disorder , 2022
QUESTO CHE SEGUE E' L'ABSTRACT DELLE CONSIDERAZIONI DI FALTINSEN
ABSTRACT DELLA CRITICA METODOLOGICA STRONCANTE DI FALTINSEN
We thank Samuele Cortese and colleagues for their network meta-analysis1
on medications for attention-deficit hyperactivity disorder (ADHD), which aggregated group-level data from 133 placebo-controlled trials. The authors correctly emphasise the short duration of the trials and the subsequent problems with external validity. For optimal clinical applicability, the authors could have reported effect estimates with minimal clinically relevant differences, referring to the smallest relevant change on outcomes in patients (such as the ADHD Rating Scale).
2 Moreover, the severity of the reported harm measures on tolerability and acceptability is challenging to interpret given their dichotomous nature. The standardised mean differences on weight and blood pressure are also difficult to translate into clinical practice, and data on additional serious and non-serious adverse events would have been informative for readers, such as psychotic symptoms and suicide risk. Insufficient reporting of adverse events in randomised trials is commonplace, and observational data on harms should therefore be interpreted alongside the findings by Cortese and colleagues.
3The authors assessed all the indirect comparisons at low to very low quality of evidence. Indirect evidence differentiates network meta-analyses from conventional meta-analyses,
4 and given the decreased interpretability of these data, the overall findings might not be more comprehensive or novel than previous reviews. For example, Cortese and colleagues included 81 randomised trials on all medications for children and adolescents with ADHD,
1but our previous review from 2015 on methylphenidate alone included 185 trials.
5The decision to exclude potentially valuable studies to reduce risk of bias and oversee statistical and methodological assumptions might have increased the risk of selection bias, and appropriate subgroup and sensitivity analyses to screen out studies would have been optimal. Additionally, one important bias was not addressed by the authors—the trial participants in the medication groups could have been subject to systematic unblinding, given the known behavioural effects and adverse events of ADHD medications compared with placebo interventions.15
Although we appreciate the work by Cortese and colleagues, we hope that future reviews will address the outlined issues and move from group-level data to individual participant data to explore patient-related variables further. We strongly encourage longer-lasting and rigorously designed randomised clinical trials on medications for patients with ADHD (incorporating active placebos with so-called nocebo components), to improve the current evidence base.
Faltinsen EG, Gluud C, Simonsen E, Zwi M, Storebo OJ (2018) Unbalanced risk-benefit analysis of ADHD drugs. Lancet 5:870
Dipoi, ecco l'esordio della sezione “Can exemplary treatment with stimulant medication be provided in modern clinical practice? “ del lavoro di Swansson e colleghi precedentemente citato.
«Even though uncontrolled pre-post follow-up studies are not appropriate to document efficacy (see Sonuga-Barke et al. 2013), this method has been used to evaluate whether community practitioners can deliver state-of-the-art treatment suggested by modern research. Two examples will be described here. Atzori et al. (2009) evaluated 187 patients treated at the Center for Pharmacological Therapies at the University of Cagliari with initial titration and monthly follow-up visits over the course of 3 years.»
James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton, Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, and Francisco Xavier Castellanos :Attention-Deficit Hyperactivity Disorder , 2022
AVETE CAPITO BENE! E uno degli esperimenti “in corpore vili” citati si è realizzato nella ridente città di Cagliari per 3 anni!
Non voglio tediarvi ancora con le bibliografie, voglio solo dire a quelli che sono ancora interessati alla questione che non vogliamo abbandonare il terreno dopo una prima sommaria ricognizione. Ci ripromettiamo di tornare su questa mail quanto prima per una proposta operativa.
A presto.
State bene.
Angelo Inverso