Uno sguardo diverso sull'ADHD

angelo maria inverso
https://www.youtube.com/channel/UCYEG-tsioNZ1TDK3B9Y1g7g

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

A tutti i colleghi, salute.
In questa mail alcune informazioni relative all'iniziativa denominata " Rethinking ADHD", il cui primo passo è stato l'incontro on line di venerdì 31 maggio (affrontato con sprezzo del pericolo e del rischio di fallimento da me, superstizioso terronenè di venere , nè di marte non si sposa, non si parte, non si dà principio all'arte).
L'incontro è stato l'occasione per mettere in luce i limiti dell'attuale paradigma e le conseguenze operative che esso genera nell'ambito professionale. I punti toccati rappresentano un indice e un'agenda per il futuro.
Ecco le informazioni:
1. Abbiamo ritenuto di mettere a disposizione, a chi ne farà richiesta, le slides presentate in questa occasione. I colleghi che si erano iscritti all'evento ne stanno già ricevendo slides e registrazione .

2. Abbiamo intenzione di dar conto in un articolo di quanto è stato presentato e dei risultati del questionario proposto nella mail precedente. Chi volesse aggiungersi ai compilatori può connettersi al link che trovate nella mail precedente.
Sarebbe un'occasione per avere e trasmettere un'informazione diretta degli umori e delle opinioni che albergano nella nostra società di psicoterapia sull'argomento.
3. La nostra iniziativa non si esaurisce in questo primo momento. Vorremmo dare ai soci SITCC una tribuna per esprimere le loro competenze, iniziative e punti di vista. Cercheremo di creare occasioni e momenti perché questo si possa realizzare: Non è vero che
There is no alternative" (TINA)
.
Vi faremo presto avere nostre notizie.
State bene
Angelo Inverso
Alessandra Canta

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da Alessandra Canta »

Buona sera,
Vorrei ricevere le slide e la registrazione dell’incontro. Grazie
Alessandra Canta
angelo maria inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

Salute.
Informazione per Alessandra e per i colleghi interessati.
L'indirizzo per richiedere le slides è il seguente

rethinking.adhd.italia@gmail.com

Scusate la precedente omissione.
State bene
Angelo Inverso
Ospite

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da Ospite »

Buonasera, se possibile vorrei avere anche io la registrazione e le slide. Grazie

Michele Lasala
angelo maria inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

Ciao, Michela (e colleghi)
Clicca (cliccate) sul link qui sotto e fate la richiesta.

rethinking.adhd.italia@gmail.com

Angelo Inverso
angelo maria inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

A tutti i colleghi, salute.
Ogni "vivente", come sono i concetti, le idee, le teorie, gli esseri umani che no? ha una storia e conoscerne la storia è parte integrante della sua più esatta conoscenza.
Così ho pensato che sapere come nasce, cresce e si afferma il concetto e la identità dell'ADHD non è irrilevante nel nostro lavoro di psicoterapeuti.
Ecco per voi un articolo che vale la pena di leggere. La rivista è open access.

Sheelah Mills: The scientific integrity of ADHD: A critical examination of the underpinning theoretical constructs Front. Psychiatry, 21 December 2022
Sec. Social Neuroscience Volume 13 - 2022 | https://doi.org/10.3389/fpsyt.2022.1062484

Vi terremo aggiornati sulle iniziative del nostro gruppo "Rethinking ADHD".
State bene
Angelo Inverso
angelo maria inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

A tutti i colleghi, salute.
Qualcuno dei miei vecchi seguaci si sarà chiesto perché dedicare tanto spazio e tanta attenzione ad un tema minore come quello dell'ADHD. Ai pochi o ai tanti che si sono posti il quesito vorrei dare una risposta che tocca uno dei punti più rilevanti della questione e di specifico interesse per i terapeuti cognitivi, soprattutto per quelli affezionati al cognitivismo che Mario Reda chiama " Nostrum".
Il sistema DSM, che influenza direttamente e indirettamente la nostra attività clinica, ha operato un doppio spostamento di due condizioni cliniche ad esordio nell'infanzia: I disturbi pervasivi dello sviluppo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
Il primo spostamento è stato la unificazione di condizioni che a quasi tutti i clinici appaiono diverse (ad esempio la sindrome di Aspergere e il disturbo autistico ad alto funzionamento, oppure il disturbo da deficit di attenzione con iperattività e il deficit di attenzione senza iperattività); il secondo è creare una categoria sovraordinata denominata "disturbi del neurosviluppo".

Quali conseguenze operative per noi psicoterapeuti?
Del primo spostamento, il prosciugamento fino alla quasi totale soppressione (mai dichiarata) di alcuni bacini diagnostici: la depressione anaclitica (mai più diagnosticata) e almeno il disturbo schizotipico di personalità e Il disturbo di evitamento di personalità nelle sue forme più gravi. Tutte condizioni transitate nella categoria dei disturbi dello spettro autistico. Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
(Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista. Se così fosse lo spazio operativo psicoterapeutico verrà sistematicamente ridotto, sostituito nella migliore delle ipotesi da interventi più o meno pedagogici (ossia di controllo-direzionamento esterno), nella peggiore da interventi farmacologici o fisici (deep stimolation brain e consimili) o ancora , nel tempo che verrà, da misure di eugenetica su casi presunti a rischio.

Qualche collega (o anche parecchi) penserà o dirà che sono ubbie paranoiche di Inverso.

A mio discarico vorrei citare due lavori.
Il primo (Zayats T, Neale BM. Recent advances in understanding of attention deficit hyperactivity disorder (ADHD): how genetics are shaping our conceptualization of this disorder. F1000Res. 2019 Dec 5;8:F1000 Faculty Rev-2060. doi: 10.12688/f1000research.18959.2. PMID: 31824658; PMCID: PMC6896240.), prendendo spunto dalla discordanza dei sistemi diagnostici DSM 5 e ICD 10 e dalla comorbidità infinita dell'ADHD, suggerisce e auspica che, non riflettendo l'attuale schema diagnostico per l'ADHD (e per molti altri disturbi psichiatrici) le sue basi biologiche, l'obiettivo finale sarebbe quello di passare da diagnosi clinicamente definite a quelle molecolarmente definite.
Si potrebbero ritenere gli autori non particolarmente autorevoli e influenti, ma non sembrerebbe. Il primo autore, Tatiana Zayats afferisce all' Analytic and Translational Genetics Unit, Massachusetts General Hospital and Harvard Medical School, Boston, MA, 02114, USA e allo Stanley Center for Psychiatric Research, Broad Institute of MIT and Harvard, Cambridge, MA, 02142, USA
E' per per la psicoterapia un rischio di emarginazione nella diagnosi e trattamento di "molti altri disturbi psichiatrici, oltre all'ADHD" come affermano gli autori, o no?

Il secondo, scritto da studioso certamente autorevole, ci informa su quali siano " gli altri disturbi psichiatrici" almeno relativamente all'età evolutiva.
Vorrei citare per esteso (scusate la lunghezza):
Szatmari: « ... si potrebbe anche sostenere che tutti i disturbi con esordio nell'infanzia o nell'adolescenza sono disturbi del neurosviluppo. La schizofrenia, i disturbi dell'umore (compresi quelli bipolari) e i disturbi d'ansia sono tutti disturbi di origine cerebrale. A volte sono stati definiti anche disturbi del neurosviluppo, in particolare la schizofrenia , in quanto comportano difficoltà nell'esecuzione di funzioni intellettuali, motorie, linguistiche o sociali e in altri ambiti che derivano da alterazioni dei circuiti cerebrali. Analogamente alla definizione dei disturbi del neurosviluppo nell'ICD-11, anche l'eziologia presunta dei disturbi dell'umore nell'infanzia e nell'adolescenza, ad esempio, è "complessa" e si ritiene che derivi da processi "fisici" (processi infiammatori, disturbi cronici del sonno, eventualmente il microbioma) e da fattori genetici, oltre che da vari tipi di eventi di vita stressanti. La crescente consapevolezza della comorbilità dei disturbi dell'umore e dell'ansia con vari disturbi del neurosviluppo (una volta che i bambini raggiungono l'adolescenza) è un'altra indicazione del fatto che il confine tra disturbi del neurosviluppo e non del neurosviluppo nell'ICD-11 è ambiguo.....
In altre parole, cosa non costituisce un disturbo del neurosviluppo tra i disturbi che insorgono nell'infanzia e nell'adolescenza? E soprattutto, qual è l'utilità clinica di raggrupparli e separarli dal comportamento dirompente e dai disturbi internalizzanti? È possibile che i disturbi dell'umore e dell'ansia siano più strettamente associati alle avversità psicosociali che ai disturbi del neurosviluppo; tuttavia, si tratta sicuramente di differenze quantitative piuttosto che qualitative. Inoltre, le lacune nella comprensione dell'eziologia e della patogenesi sono talmente tante che costruire le fondamenta di un sistema di classificazione su fattori eziologici sconosciuti e sicuramente complessi è un'impresa fragile. »
Szatmari in Stein DJ, Szatmari P, Gaebel W, Berk M, Vieta E, Maj M, de Vries YA, Roest AM, de Jonge P, Maercker A, Brewin CR, Pike KM, Grilo CM, Fineberg NA, Briken P, Cohen-Kettenis PT, Reed GM. (2020). Mental, behavioral and neurodevelopmental disorders in the ICD-11: an international perspective on key changes and controversies. BMC Med. 2020 Jan 27;18(1):21. doi: 10.1186/s12916-020-1495-2. PMID: 31983345; PMCID: PMC6983973.

Ho rivolto la mia attenzione all'ADHD perché per la complessità di questo coacervo di sintomi si è aperta una crepa nel paradigma interpretativo da parte di studiosi non marginali che ho citato in precedenti interventi.

Il motivo del mio accanimento a questo punto risulterà chiaro: sollecitare i colleghi ad una diversa consapevolezza di ciò che accade oltre il confine e non accettare doni dagli achei senza prima controllare il contenuto di confezioni accattivanti. So che chi disse parole simili non fece una bella fine , io penso di salvarmi (Cfr. Laocoonte ai Troiani : Timeo Danaos et dona ferentes'Eneide (Libro II, 49) ).
Per coloro che non sono scettici riguardo a ciò che dico, è previsto un appuntamento per parlarne con apertura mentale e senza preclusioni pregiudiziali. all'inizio di noivembre. Sempre che i numi siano propizi all'iniziativa.
State bene
Angelo Inverso
Giancarlo

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da Giancarlo »

Angelo queste le condivido tutte!
". Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
(Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista"
angelo inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo inverso »

Grazie, Giancarlo.
Hai decisamente colto il punto cruciale!
Angelo
angelo maria inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Messaggio da angelo maria inverso »

A tutti i colleghi, salute.
Con questa mail concludo una serie di interventi volti sollecitare i colleghi ad assumere una diversa prospettiva sul paradigma ADHD, simile, peraltro come qualcuno faceva notare, ad altre condizioni psicopatologiche che iniziano in 'età evolutiva
Il 7 novembre, a Torino, con il supporto di tutta la nostra società (SITCC, intendo), a livello nazionale e a livello regionale, si organizza un momento di grande riflessione su questo tema. La locandina la troverete nella sezione apposita, con tutte le indicazioni per le iscrizioni.

[listQual è il paradigma di cui stiamo parlando e
perché dovremmo cambiarlo?[/list]
  • Qual è la diversa prospettiva su cui costruire un'alternativa?

1. QUAL E' IL PARADIGMA CORRENTE? Il paradigma corrente definisce il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) come un gruppo di sintomi sovrapposti ( iperattività, disattenzione e impulsività) , ad esordio precoce e persistenti, che possono danneggiare la vita degli individui colpiti attraverso il deterioramento funzionale che creano, sia a breve che a lungo termine.
 Queste formulazioni descrivono e quindi implicitamente concettualizzano l'ADHD come un'entità singolare e categoriale con confini chiari e definibili sia tra disturbo e non disturbo sia tra ADHD e altri disturbi, causati da disfunzioni all'interno del paziente ( Sonuga -Barke, 2020 )
Da molti segnali si può intravedere la fine di questo paradigma: L'ADHD si è manifestato sempre di più come una condizione non univoca, non del tutto evidentemente classificabile come disturbo del neurosviluppo (qualunque cosa voglia intendersi con questa dizione), non essenzialmente o principalmente o completamente di origine genetica.
Rimandiamo a
    Sonuga-Barke EJS, Becker SP, Bölte S, Castellanos FX, Franke B, Newcorn JH, Nigg JT, Rohde LA, Simonoff E. Annual Research Review: Perspectives on progress in ADHD science - from characterization to cause. J Child Psychol Psychiatry. 2023 Apr;64(4):506-532. doi: 10.1111/jcpp.13696. Epub 2022 Oct 11. PMID: 36220605; PMCID: PMC10023337.
      James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton,Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, andFrancisco Xavier Castellanos : -Deficit Hyperactivity Disorder
      IN D. W. Pfaff et al. (eds.), Neuroscience in the 21st Century,© Springer Science+Business Media, LLC, part of Springer Nature 2022
      https://doi.org/10.1007/978-3-030-88832-9_169
        alla relazione che ho tenuto al convegno on line a maggio e di cui sono ancora disponibili le slides, per chi fosse curioso.

        2. PERCHE' E' NECESSARIO E URGENTE CAMBIARLO: Il motivo che gli autori cui ho fatto riferimento riconoscono la crisi paradigmatica è che quelle ipotesi si sono dimostrate erronee o non sufficientemente fondate. La cosa stupefacente è che ogni clinico ha potuto constatare le insufficienze e i danni dell'affidarsi acriticamente a questo paradigma. Lo ha visto, la maggior parte ha cercato di limitarne i danni, ma ha trovato estremamente difficile opporsi.

        3. QUALE DIVERSA PROSPETTIVA? Sappiamo che sta tramontando una versione semplificata del funzionamento cerebrale, che la visione sandwich della mente umana sorta sulla scia del modello computazionale è radicalmente errata; che l'emozionalità, la sua funzione e il suo rapporto con la cognizione e l'azione sono in fase di profonda revisione. Ad esempio:

        Barrett LF.: The theory of constructed emotion: an active inference account of interoception and categorization. Soc Cogn Affect Neurosci. 2017;12:1–23.

        Raichle ME. 2015 The restless brain: how intrinsic activity organizesbrain function. Phil. Trans. R. Soc. B 370:20140172.http://dx.doi.org/10.1098/rstb.2014.017

        O, a livello divulgativo, il libro di Gallese e Morelli: Cosa significa essere umani. Raffaello Cortina Editore. 2024

        La ricerca di base fa la sua parte, ma i clinici cosa fanno, quale contributo apportano o possono apportare a questo sommovimento che si spera vada verso il meglio? Devono essere i meri esecutori di protocolli o possono formulare ipotesi che i ricercatori potranno verificare e confermare o confutare? L'esperienza clinica e la prospettiva in prima e seconda persona hanno un valore o dobbiamo accettare esclusivamente protettive in terza persona nei nostri interventi clinici?
        Quelli che vi ho proposto finora sono solo alcuni dei molti temi aperti, così come molti sono i motivi per non perdere l'appuntamento di Torino. Il 7 di novembre, in presenza o on line.
        State bene
        Angelo Inverso
        Rispondi