Uno sguardo diverso sull'ADHD

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Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 27 giu 2025, 07:14

...mi scuso con i colleghi per la scarsa leggibilità della precedente mail e pe la mancanza del riferimento bibliografico completo.
Per emendarmi allego di seguito il testo della mail in forma leggibile e i riferimenti bibliografici.
Mi esimo dall'originale inglese perché l testo è scaricabile gratuitamente.
Scusate ancora.
State bene
Angelo Inverso

TESTO DELLA MAIL
A tutti i colleghi salute
Come probabilmente sapete si è inaugurata una nuova area di interesse denominata "Disturbi del neurosviluppo" a cui potete iscrivervi, che ha prodotto due simposi al prossimo congresso di Cagliari e si propone altre iniziative di cui vi daremo conto. Ma non è per questo che disturbo il vostro, spero, ozioso meriggiare estivo.
In un nuovo numero di JAMA sono apparsi due articoli che parlano della prognosi a lungo termine relative alla riduzione di alcuni rischi attraverso l'uso del metilfenidato.
L'argomento è stato più volte trattato ad esempio
ChangZ,GhirardiL,QuinnPD,AshersonP, D’Onofrio BM,LarssonH.Risks and benefits of attention-deficit/hyperactivity disorder medication on behavioral and neuropsychiatric outcomes: a qualitative review of pharmacoepidemiology studies using linked prescription databases. Biol Psychiatry. 2019;86(5):335-343. doi:10.1016/j. Biopsych.2019.04.009
LiL,ZhuN,ZhangL,etal.ADHD pharmacotherapy and mortality in individuals with ADHD. JAMA. 2024; 331(10):850-860.doi:10.1001/jama.2024.0851
CorteseS.Pharmacologic treatment of attention deficit-hyperactivity disorder. N Engl J Med.2020; 383(11):1050-1056. doi:10.1056/NEJMra1917069

L'articolo fondamentale è Increased Prescribing ofAttention-Deficit/Hyperactivity Disorder
MedicationandReal-WorldOutcomesOverTime
Lin Li, PhD; David Coghill, MD, PhD;ArvidSjölander, PhD; HonghuiYao,MSc;LeZhang,PhD;
Ralf Kuja-Halkola, PhD; Isabell Brikell, PhD; Paul Lichtenstein, PhD; Brian M. D’Onofrio, PhD;
Henrik Larsson, PhD; ZhengChang,PhD

Il secondo è un editoriale che commenta il suddetto articolo. Protective Effects of ADHD Medicationon Real-World Outcomes
RyanS.Sultan;DavidC.Saunders,PhD;JeremyVeenstra-VanderWeele


Ne propongo la lettura per due motivi
Il primo è la rilevanza dello studio di Li , Coghill e al., il secondo è la pazzesca discrepanza tra ciò che sostiene lo studio e ciò che viene espresso nell'articolo di commento.
1. Cosa sostiene lo studio.
I farmaci per l'ADHD sono stati costantemente associati a un minor rischio di autolesionismo , incidenti stradali .Tuttavia, le associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il minor rischio di lesioni accidentali, incidenti stradali e criminalità sembrano indebolirsi nel tempo con l'aumento dei tassi di prescrizione. I cambiamenti nella distribuzione per età e sesso delle persone che assumono farmaci per l'ADHD non spiegano completamente la tendenza alla diminuzione delle lesioni accidentali e degli incidenti stradali.
CONCLUSIONI È quindi importante valutare regolarmente l'uso dei farmaci in diverse popolazioni di pazienti.

Gli autori, in modo molto onesto, esplicitano i limiti della loro ricerca. Scrivono infatti gli autori (la traduzione di questo ed altri virgolettati è mia):
"esistono diversi limiti da considerare. .... i nostri risultati non possono stabilire effetti causali del trattamento farmacologico dell'ADHD sui risultati. Confondenti non misurati che variano nel tempo, ...... potrebbero contribuire alle associazioni osservate. ......non possiamo escludere errori di classificazione dell'esposizione, poiché alcuni individui potrebbero non aver aderito in modo coerente alla terapia farmacologica prescritta, portando a una potenziale sottostima degli effetti reali.... questi risultati rappresentano solo un sottoinsieme di quelli associati all'ADHD che ci aspetteremmo di vedere influenzati dai farmaci per l'ADHD. .....Non possiamo trarre conclusioni sui sintomi dell'ADHD o su altri esiti."
Concludono gli autori che :
"Sebbene i farmaci per l'ADHD siano costantemente associati a una riduzione del rischio di esiti gravi nel mondo reale, l'entità di queste associazioni è diminuita nel tempo parallelamente all'aumento dei tassi di prescrizione. Ciò sottolinea l'importanza di valutare continuamente l'uso dei farmaci in popolazioni di pazienti diverse. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio gli effetti del trattamento a livello individuale in base alle caratteristiche dei pazienti, garantendo che le decisioni cliniche rimangano ben informate".
Alle limitazioni declinate dagli autori suggerirei la mancanza di indicatori di comorbidità e il livello cognitivo de campione, due elementi decisivi nella prognosi.. Questa è una mancanza che si osserva in moltissime ricerche pubblicate.
Gli autori suggeriscono prudenza alla luce di quanto riportano nella loro discussione

"i farmaci per l'ADHD sono associati a tassi più bassi di autolesionismo, lesioni involontarie, incidenti stradali e criminalità in tutti i periodi di tempo analizzati, in tutti i gruppi di età e in entrambi i sessi. Tuttavia, l'entità delle associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il minor rischio di lesioni involontarie, incidenti stradali e reati sembra essersi attenuata nel tempo, in coincidenza con un aumento della prevalenza delle prescrizioni nello stesso periodo."
"Questi risultati suggeriscono che la diminuzione della forza dell'associazione tra i farmaci per l'ADHD e gli esiti reali potrebbe essere attribuita all'espansione delle prescrizioni a un gruppo più ampio di individui con sintomi o menomazioni meno gravi."

"Anche se l'entità delle associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il rischio di questi esiti più distali sembra diminuire con l'aumento dei tassi di prescrizione, esistono ancora chiari benefici associati all'uso di farmaci per l'ADHD. Tuttavia, i farmaci per l'ADHD, in particolare gli stimolanti, sono anche associati a effetti avversi, quali riduzione dell'appetito, ritardo della crescita, insonnia e aumento della frequenza cardiaca o della pressione sanguigna. Questi risultati ci ricordano che nella pratica clinica le decisioni terapeutiche devono essere prese valutando attentamente i benefici e i rischi per ogni singolo individuo. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare se esistono sottogruppi di pazienti che potrebbero trarre maggiori benefici da strategie terapeutiche alternative o complementari. Se i tassi di prescrizione in paesi come la Svezia continuano ad aumentare e in paesi come gli Stati Uniti, dove per alcune fasce d'età e regioni i tassi di prescrizione superano già la prevalenza epidemiologica, allora la necessità di bilanciare benefici e rischi è ancora più importante. In queste situazioni, aumenterà la percentuale di persone trattate con farmaci per l'ADHD ma che presentano una forma subsindromica."

L'articolo è un un invito alla prudenza, sembrerebbe!

2. Cosa sostiene l'editoriale di presentazione

"L'accumulo di prove rende chiaro un concetto: se utilizzati in modo appropriato, i farmaci per l'ADHD possono aiutare le persone affette non solo a sentirsi meglio, ma anche a vivere una vita più sicura e produttiva.
Questo messaggio è importante poiché molte persone con ADHD non ricevono ancora farmaci come trattamento di prima linea, nonostante questi abbiano le prove più solide per l'ADHD."
"È importante notare che questa diminuzione dell'entità dell'effetto non è stata completamente spiegata dai cambiamenti demografici (ad esempio, l'età o il sesso), suggerendo che una prescrizione più ampia potrebbe raggiungere individui con disturbi più lievi e, quindi, meno inclini a sperimentare questi eventi gravi associati all'ADHD."
"È fondamentale sottolineare che lo scopo del trattamento dell'ADHD non è principalmente quello di prevenire arresti, incidenti stradali o crisi di autolesionismo. La riduzione di questi gravi esiti esternalizzati è un importante beneficio per la salute pubblica derivante da un trattamento efficace, evidenziato da precedenti studi osservazionali, ma è solo una parte della storia. I farmaci per l'ADHD sono prescritti principalmente per alleviare i sintomi principali (disattenzione, impulsività, iperattività) e per migliorare il funzionamento quotidiano e la qualità della vita dei pazienti."
"Se Li e colleghi avessero esaminato tali risultati funzionali, è plausibile che gli effetti dei farmaci sarebbero rimasti altrettanto forti nel tempo, poiché le decisioni terapeutiche vengono prese principalmente sulla base delle difficoltà quotidiane nel funzionamento, piuttosto che sul rischio a lungo termine di eventi gravi. In genere, il trattamento farmacologico dell'ADHD è mirato a miglioramenti a breve e lungo termine dei risultati di vita che sono profondamente importanti per i singoli pazienti e le loro famiglie, anche se tali risultati non sono facilmente rilevabili dalle statistiche sulla criminalità o sugli infortuni a livello di popolazione."
BENISSIMO
Non so se avete visto anche voi quel che ho visto io.
Ho visto che Li e Coghill e al. dicono: attenti a prescrivere metilfenidato anche a popolazioni forse addirittura sub cliniche o con sintomi non gravi. Le forme più gravi (aggiungo quelle con comorbidità?) potrebbero giovarsene, nelle forme con sintomi non intensi i rischi potrebbero superare i benefici.
Ho visto che Sultan; Saunders; Veenstra Vander-Weele suggerire che gli effetti sono talmente benefici che sarebbe quasi colpevole non prescrivere a tutti i diagnosticati la loro dose di Metilfenidato. Naturalmente dopo un'accurata diagnosi, ci mancherebbe! (
..è fondamentale effettuare una valutazione accurata dell'ADHD e del suo impatto sul funzionamento quotidiano, che in genere include il contributo di più fonti, come i familiari o gli insegnanti.
Leggete tutto, c'è molto da imparare!
State bene (al mare, ai monti o casa vostra)
Angelo Inverso

PS Il mio tratto paranoico mi ha spinto a guardare i conflitti di interesse
il dottor Veenstra-VanderWeele ha dichiarato di essere membro non retribuito del comitato consultivo di Autism Speaks, della Simons Foundation e di Yamo, di aver ricevuto sovvenzioni da Acadia, dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, da MapLight, dal National Institutes of Health, da Janssen, da Roche, dalla Simons Foundation e da Yamo, e di aver ricevuto un compenso per il lavoro editoriale da Wiley al di fuori del lavoro presentato
Il Dr. Coghill ha dichiarato di aver ricevuto compensi personali da Medice, Takeda, Novartis e Servier e royalties da Oxford University Press e Cambridge University Press al di fuori del lavoro presentato; il Dr. Coghill ha inoltre dichiarato di essere presidente e direttore dell'Australasian ADHD Professionals Association, un'organizzazione professionale senza scopo di lucro.
Il Dr. Yao ha dichiarato di aver ricevuto sostegno finanziario dal Chinese Scholarship Council.
Il Dr. D'Onofrio ha dichiarato di aver ricevuto sovvenzioni dalla Foundation for Suicide Prevention durante lo svolgimento dello studio.
Il Dr. Larsson ha dichiarato di aver ricevuto sovvenzioni da Takeda e compensi personali da Medice, Takeda ed Evola al di fuori del lavoro presentato.
Il Dr. Chang ha dichiarato di aver ricevuto compensi personali da Takeda Pharmaceuticals al di fuori del lavoro presentato.

RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO
Li L, Coghill D, Sjölander A, Yao H, Zhang L, Kuja-Halkola R, Brikell I, Lichtenstein P, D'Onofrio BM, Larsson H, Chang Z. Increased Prescribing of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder Medication and Real-World Outcomes Over Time. JAMA Psychiatry. 2025 Jun 25:e251281. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2025.1281. Epub ahead of print. PMID: 40560574; PMCID: PMC12199179.

Sultan RS, Saunders DC, Veenstra-VanderWeele J. Protective Effects of ADHD Medication on Real-World Outcomes. JAMA Psychiatry. 2025 Jun 25. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2025.0918. Epub ahead of print. PMID: 40560560.

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 26 giu 2025, 11:14

A tutti i colleghi salute
Come probabilmente sapete si è inaugurata una nuova area di interesse denominata "Disturbi del neurosviluppo" a cui potete iscrivervi, che ha prodotto due simposi al prossimo congresso di Cagliari e si propone altre iniziative di cui vi daremo conto. Ma non è per questo che disturbo il vostro, spero, ozioso meriggiare estivo.
In un nuovo numero di JAMA sono apparsi due articoli che parlano della prognosi a lungo termine relative alla riduzione di alcuni rischi attraverso l'uso del metilfenidato.
L'argomento è stato più volte trattato ad esempio
ChangZ,GhirardiL,QuinnPD,AshersonP, D’Onofrio BM,LarssonH.Risks and benefits of attention-deficit/hyperactivity disorder medication on behavioral and neuropsychiatric outcomes: a qualitative review of pharmacoepidemiology studies using linked prescription databases. Biol Psychiatry. 2019;86(5):335-343. doi:10.1016/j. Biopsych.2019.04.009
LiL,ZhuN,ZhangL,etal.ADHD pharmacotherapy and mortality in individuals with ADHD. JAMA. 2024; 331(10):850-860.doi:10.1001/jama.2024.0851
CorteseS.Pharmacologic treatment of attention deficit-hyperactivity disorder. N Engl J Med.2020; 383(11):1050-1056. doi:10.1056/NEJMra1917069

L'articolo fondamentale è Increased Prescribing ofAttention-Deficit/Hyperactivity Disorder
MedicationandReal-WorldOutcomesOverTime
Lin Li, PhD; David Coghill, MD, PhD;ArvidSjölander, PhD; HonghuiYao,MSc;LeZhang,PhD;
Ralf Kuja-Halkola, PhD; Isabell Brikell, PhD; Paul Lichtenstein, PhD; Brian M. D’Onofrio, PhD;
Henrik Larsson, PhD; ZhengChang,PhD

Il secondo è un editoriale che commenta il suddetto articolo. Protective Effects of ADHD Medicationon Real-World Outcomes
RyanS.Sultan;DavidC.Saunders,PhD;JeremyVeenstra-VanderWeele


Ne propongo la lettura per due motivi
Il primo è la rilevanza dello studio di Li , Coghill e al., il secondo è la pazzesca discrepanza tra ciò che sostiene lo studio e ciò che viene espresso nell'articolo di commento.
1. Cosa sostiene lo studio.
I farmaci per l'ADHD sono stati costantemente associati a un minor rischio di autolesionismo , incidenti stradali .Tuttavia, le associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il minor rischio di lesioni accidentali, incidenti stradali e criminalità sembrano indebolirsi nel tempo con l'aumento dei tassi di prescrizione. I cambiamenti nella distribuzione per età e sesso delle persone che assumono farmaci per l'ADHD non spiegano completamente la tendenza alla diminuzione delle lesioni accidentali e degli incidenti stradali.
CONCLUSIONI È quindi importante valutare regolarmente l'uso dei farmaci in diverse popolazioni di pazienti.

Gli autori, in modo molto onesto, esplicitano i limiti della loro ricerca. Scrivono infatti gli autori (la traduzione di questo ed altri virgolettati è mia):
esistono diversi limiti da considerare. .... i nostri risultati non possono stabilire effetti causali del trattamento farmacologico dell'ADHD sui risultati. Confondenti non misurati che variano nel tempo, ...... potrebbero contribuire alle associazioni osservate. ......non possiamo escludere errori di classificazione dell'esposizione, poiché alcuni individui potrebbero non aver aderito in modo coerente alla terapia farmacologica prescritta, portando a una potenziale sottostima degli effetti reali.... questi risultati rappresentano solo un sottoinsieme di quelli associati all'ADHD che ci aspetteremmo di vedere influenzati dai farmaci per l'ADHD. .....Non possiamo trarre conclusioni sui sintomi dell'ADHD o su altri esiti.
Concludono gli autori che :
Sebbene i farmaci per l'ADHD siano costantemente associati a una riduzione del rischio di esiti gravi nel mondo reale, l'entità di queste associazioni è diminuita nel tempo parallelamente all'aumento dei tassi di prescrizione. Ciò sottolinea l'importanza di valutare continuamente l'uso dei farmaci in popolazioni di pazienti diverse. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio gli effetti del trattamento a livello individuale in base alle caratteristiche dei pazienti, garantendo che le decisioni cliniche rimangano ben informate.
Alle limitazioni declinate dagli autori suggerirei la mancanza di indicatori di comorbidità e il livello cognitivo de campione, due elementi decisivi nella prognosi.. Questa è una mancanza che si osserva in moltissime ricerche pubblicate.
Gli autori suggeriscono prudenza alla luce di quanto riportano nella loro discussione
-
i farmaci per l'ADHD sono associati a tassi più bassi di autolesionismo, lesioni involontarie, incidenti stradali e criminalità in tutti i periodi di tempo analizzati, in tutti i gruppi di età e in entrambi i sessi. Tuttavia, l'entità delle associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il minor rischio di lesioni involontarie, incidenti stradali e reati sembra essersi attenuata nel tempo, in coincidenza con un aumento della prevalenza delle prescrizioni nello stesso periodo.
-
Questi risultati suggeriscono che la diminuzione della forza dell'associazione tra i farmaci per l'ADHD e gli esiti reali potrebbe essere attribuita all'espansione delle prescrizioni a un gruppo più ampio di individui con sintomi o menomazioni meno gravi.
-
Anche se l'entità delle associazioni tra l'uso di farmaci per l'ADHD e il rischio di questi esiti più distali sembra diminuire con l'aumento dei tassi di prescrizione, esistono ancora chiari benefici associati all'uso di farmaci per l'ADHD. Tuttavia, i farmaci per l'ADHD, in particolare gli stimolanti, sono anche associati a effetti avversi, quali riduzione dell'appetito, ritardo della crescita, insonnia e aumento della frequenza cardiaca o della pressione sanguigna. Questi risultati ci ricordano che nella pratica clinica le decisioni terapeutiche devono essere prese valutando attentamente i benefici e i rischi per ogni singolo individuo. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare se esistono sottogruppi di pazienti che potrebbero trarre maggiori benefici da strategie terapeutiche alternative o complementari. Se i tassi di prescrizione in paesi come la Svezia continuano ad aumentare e in paesi come gli Stati Uniti, dove per alcune fasce d'età e regioni i tassi di prescrizione superano già la prevalenza epidemiologica, allora la necessità di bilanciare benefici e rischi è ancora più importante. In queste situazioni, aumenterà la percentuale di persone trattate con farmaci per l'ADHD ma che presentano una forma subsindromica.
L'articolo è un un invito alla prudenza, sembrerebbe!

2. Cosa sostiene l'editoriale di presentazione
-
L'accumulo di prove rende chiaro un concetto: se utilizzati in modo appropriato, i farmaci per l'ADHD possono aiutare le persone affette non solo a sentirsi meglio, ma anche a vivere una vita più sicura e produttiva.
Questo messaggio è importante poiché molte persone con ADHD non ricevono ancora farmaci come trattamento di prima linea, nonostante questi abbiano le prove più solide per l'ADHD
-
È importante notare che questa diminuzione dell'entità dell'effetto non è stata completamente spiegata dai cambiamenti demografici (ad esempio, l'età o il sesso), suggerendo che una prescrizione più ampia potrebbe raggiungere individui con disturbi più lievi e, quindi, meno inclini a sperimentare questi eventi gravi associati all'ADHD.
-
È fondamentale sottolineare che lo scopo del trattamento dell'ADHD non è principalmente quello di prevenire arresti, incidenti stradali o crisi di autolesionismo. La riduzione di questi gravi esiti esternalizzati è un importante beneficio per la salute pubblica derivante da un trattamento efficace, evidenziato da precedenti studi osservazionali, ma è solo una parte della storia. I farmaci per l'ADHD sono prescritti principalmente per alleviare i sintomi principali (disattenzione, impulsività, iperattività) e per migliorare il funzionamento quotidiano e la qualità della vita dei pazienti.
-
Se Li e colleghi avessero esaminato tali risultati funzionali, è plausibile che gli effetti dei farmaci sarebbero rimasti altrettanto forti nel tempo, poiché le decisioni terapeutiche vengono prese principalmente sulla base delle difficoltà quotidiane nel funzionamento, piuttosto che sul rischio a lungo termine di eventi gravi. In genere, il trattamento farmacologico dell'ADHD è mirato a miglioramenti a breve e lungo termine dei risultati di vita che sono profondamente importanti per i singoli pazienti e le loro famiglie, anche se tali risultati non sono facilmente rilevabili dalle statistiche sulla criminalità o sugli infortuni a livello di popolazione.
BENISSIMO
Non so se avete visto anche voi quel che ho visto io.
Ho visto che Li e Coghill e al. dicono: attenti a prescrivere metilfenidato anche a popolazioni forse addirittura sub cliniche o con sintomi non gravi. Le forme più gravi (aggiungo quelle con comorbidità?) potrebbero giovarsene, nelle forme con sintomi non intensi i rischi potrebbero superare i benefici.
Ho visto che Sultan; Saunders; Veenstra Vander-Weele suggerire che gli effetti sono talmente benefici che sarebbe quasi colpevole non prescrivere a tutti i diagnosticati la loro dose di Metilfenidato. Naturalmente dopo un'accurata diagnosi, ci mancherebbe! (
..è fondamentale effettuare una valutazione accurata dell'ADHD e del suo impatto sul funzionamento quotidiano, che in genere include il contributo di più fonti, come i familiari o gli insegnanti.
Leggete tutto, c'è molto da imparare!
State bene (al mare, ai monti o casa vostra)
Angelo Inverso

PS Il mio tratto paranoico mi ha spinto a guardare i conflitti di interesse
il dottor Veenstra-VanderWeele ha dichiarato di essere membro non retribuito del comitato consultivo di Autism Speaks, della Simons Foundation e di Yamo, di aver ricevuto sovvenzioni da Acadia, dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, da MapLight, dal National Institutes of Health, da Janssen, da Roche, dalla Simons Foundation e da Yamo, e di aver ricevuto un compenso per il lavoro editoriale da Wiley al di fuori del lavoro presentato
Il Dr. Coghill ha dichiarato di aver ricevuto compensi personali da Medice, Takeda, Novartis e Servier e royalties da Oxford University Press e Cambridge University Press al di fuori del lavoro presentato; il Dr. Coghill ha inoltre dichiarato di essere presidente e direttore dell'Australasian ADHD Professionals Association, un'organizzazione professionale senza scopo di lucro.
Il Dr. Yao ha dichiarato di aver ricevuto sostegno finanziario dal Chinese Scholarship Council.
Il Dr. D'Onofrio ha dichiarato di aver ricevuto sovvenzioni dalla Foundation for Suicide Prevention durante lo svolgimento dello studio.
Il Dr. Larsson ha dichiarato di aver ricevuto sovvenzioni da Takeda e compensi personali da Medice, Takeda ed Evola al di fuori del lavoro presentato.
Il Dr. Chang ha dichiarato di aver ricevuto compensi personali da Takeda Pharmaceuticals al di fuori del lavoro presentato.

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 09 mar 2025, 14:46

Carissimi colleghi,
ancora un'informazione per voi.
L'area di interesse dedicata ai disturbi del neurosviluppo è operativa.
Chi vuole iscriversi può compilare il form come indicato nella pagina che potete aprire cliccando nella sezione "aree di interesse" la voce "disturbi del neurosviluppo".
Iscrivendovi sarete inseriti in una mailing list appositamente creata per partecipare a iniziative, dibattiti, possibili coordinamenti, etc.
Nella pagina troverete i link per alcune delle pubblicazioni di colleghi che sono già iscritti all'area e che possono essere di particolare interesse per chi si occupa di questo argomento. Spero di poter allungare la lista di iscritti e pubblicazioni da condividere.
State bene.
Angelo Inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 28 feb 2025, 09:33

Carissimi colleghi,
Grazie ai potenti mezzi messi a disposizione dalla nostra società possiamo offrirvi la registrazione del convegno di Torino di cui alla precedente mail.
Non credo riusciate a trovare altrove uno "sguardo diverso sull'ADHD" che sia parimenti affidabile, convincente e capace di offrire idee e strumenti ad una psicoterapia vicina all'umano, rispettosa delle persone e della loro individualità, ma non per questo meno efficace. Siamo all'inizio ma il cammino prosegue con l'apertura dell'area di interesse sui disturbi del neurosviluppo la cui pagina aprirà a breve.
Il link lo trovate di seguito.

https://youtu.be/el1UYh-tLX4

State bene
Angelo

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 10 nov 2024, 14:13

A tutti i colleghi, salute.
L'evento annunciato per il 7 novembre c'è stato.
Grazie a chi lo ha reso possibile, in primis la direzione nazionale e particolarmente Ilaria Baiardini, la segreteria regionale della SITCC Piemonte-Valle d'Aosta nelle sue rappresentanti attuali e (Romina Castaldo) e pregressa ( Chiara Marmo), L'Istituto universitario salesiano di Torino in tutte le sue componenti, ma particolarmente la professoressa Claudia Chiavarino (direttore accademico di IUSTO). Ringraziamo inoltre Carla Vandoni e Angelo Zappalà per averci sostenuto nel nostro sforzo organizzativo.
Il più grande grazie va a Tiziana Frau, la vera potenza organizzatrice di tutto ciò.
Chi si è perso l'evento difficilmente troverà altrove gli stessi contenuti, soprattutto le relazioni di Marco del Giudice e Rosario Montirosso hanno dato uno spessore e una profondità alla giornata e hanno indicato alcune direzioni al nostro modo di vedere l'adhd.
Marco del Giudice ha proposto un modo originale di riordinare l'eterogeneità della categoria diagnostica lungo i versanti fast e slow dell''adattamento. Una breve sintesi del suo più ampio contributo alla psicopatologia la troverete nell'articolo
Del Giudice M, Haltigan JD. An integrative evolutionary framework for psychopathology. Dev Psychopathol. 2023 Feb;35(1):1-11. doi: 10.1017/S0954579421000870. Epub 2021 Aug 9. PMID: 34365992.
Rosario Montirosso ha illustrato la rilevanza delle strategie di accudimento sulla regolazione degli aspetti emozionali, comportamentali e cognitivi dei bambini e del contributo negativo che strategie accudenti incongrue possono avere nello sviluppo psicopatologico. Dei suoi recenti contributi mi piace segnalare la recente validazione per il contesto italiano della procedura di analisi dello stile interattivo genitoriale denominata PICCOLO (Hogrefe, 2022).
Sentirli dal vivo è tutt'altra cosa.
La clinica ha occupato gran parte del pomeriggio.
Su questo versante le relazioni di Claudio Bissoli e Tiziana Frau hanno mostrato il ruolo decisivo dell'intervento sulla genitorialità, non delimitabile da versioni più o meno standard di Parent Training, ma consistente nell'azione di supporto e guida, all'interno di un incrementò di sensibilità e di regolazione dei loro stessi stati emozionali.
Alessia Minellono ha mostrato come concretamente si può ampliare lo spettro di ciò che dovrebbe essere osservato e dovrebbe essere considerato nella diagnosi, alla luce della stessa complessità dei concetti di Attenzione, Iperattività e Impulsività. Ma soprattutto, come non è nè utile, nè etico trascurare quello che il bambino vive in rapporto sia alle sue difficoltà, sia a quello che il percorso diagnostico, i trattamenti cui viene esposto e l' etichetta diagnostica stessa può significare. Che il disturbo mai non oscuri, copra, renda invisibile il bambino che è sotto i nostri occhi e deve essere l'oggetto dei nostri interventi.
Infine Giovanna Fungi che ci ha reso partecipi del significato e dell'impatto sociale della nozione di ADHD.
Sembrerebbe che ai partecipanti sia piaciuto....quindi continueremo.
State bene.
Angelo Inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 29 set 2024, 19:27

A tutti i colleghi, salute.
Con questa mail concludo una serie di interventi volti sollecitare i colleghi ad assumere una diversa prospettiva sul paradigma ADHD, simile, peraltro come qualcuno faceva notare, ad altre condizioni psicopatologiche che iniziano in 'età evolutiva
Il 7 novembre, a Torino, con il supporto di tutta la nostra società (SITCC, intendo), a livello nazionale e a livello regionale, si organizza un momento di grande riflessione su questo tema. La locandina la troverete nella sezione apposita, con tutte le indicazioni per le iscrizioni.

[listQual è il paradigma di cui stiamo parlando e
perché dovremmo cambiarlo?[/list]
  • Qual è la diversa prospettiva su cui costruire un'alternativa?

1. QUAL E' IL PARADIGMA CORRENTE? Il paradigma corrente definisce il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) come un gruppo di sintomi sovrapposti ( iperattività, disattenzione e impulsività) , ad esordio precoce e persistenti, che possono danneggiare la vita degli individui colpiti attraverso il deterioramento funzionale che creano, sia a breve che a lungo termine.
 Queste formulazioni descrivono e quindi implicitamente concettualizzano l'ADHD come un'entità singolare e categoriale con confini chiari e definibili sia tra disturbo e non disturbo sia tra ADHD e altri disturbi, causati da disfunzioni all'interno del paziente ( Sonuga -Barke, 2020 )
Da molti segnali si può intravedere la fine di questo paradigma: L'ADHD si è manifestato sempre di più come una condizione non univoca, non del tutto evidentemente classificabile come disturbo del neurosviluppo (qualunque cosa voglia intendersi con questa dizione), non essenzialmente o principalmente o completamente di origine genetica.
Rimandiamo a
    Sonuga-Barke EJS, Becker SP, Bölte S, Castellanos FX, Franke B, Newcorn JH, Nigg JT, Rohde LA, Simonoff E. Annual Research Review: Perspectives on progress in ADHD science - from characterization to cause. J Child Psychol Psychiatry. 2023 Apr;64(4):506-532. doi: 10.1111/jcpp.13696. Epub 2022 Oct 11. PMID: 36220605; PMCID: PMC10023337.
      James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton,Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, andFrancisco Xavier Castellanos : -Deficit Hyperactivity Disorder
      IN D. W. Pfaff et al. (eds.), Neuroscience in the 21st Century,© Springer Science+Business Media, LLC, part of Springer Nature 2022
      https://doi.org/10.1007/978-3-030-88832-9_169
        alla relazione che ho tenuto al convegno on line a maggio e di cui sono ancora disponibili le slides, per chi fosse curioso.

        2. PERCHE' E' NECESSARIO E URGENTE CAMBIARLO: Il motivo che gli autori cui ho fatto riferimento riconoscono la crisi paradigmatica è che quelle ipotesi si sono dimostrate erronee o non sufficientemente fondate. La cosa stupefacente è che ogni clinico ha potuto constatare le insufficienze e i danni dell'affidarsi acriticamente a questo paradigma. Lo ha visto, la maggior parte ha cercato di limitarne i danni, ma ha trovato estremamente difficile opporsi.

        3. QUALE DIVERSA PROSPETTIVA? Sappiamo che sta tramontando una versione semplificata del funzionamento cerebrale, che la visione sandwich della mente umana sorta sulla scia del modello computazionale è radicalmente errata; che l'emozionalità, la sua funzione e il suo rapporto con la cognizione e l'azione sono in fase di profonda revisione. Ad esempio:

        Barrett LF.: The theory of constructed emotion: an active inference account of interoception and categorization. Soc Cogn Affect Neurosci. 2017;12:1–23.

        Raichle ME. 2015 The restless brain: how intrinsic activity organizesbrain function. Phil. Trans. R. Soc. B 370:20140172.http://dx.doi.org/10.1098/rstb.2014.017

        O, a livello divulgativo, il libro di Gallese e Morelli: Cosa significa essere umani. Raffaello Cortina Editore. 2024

        La ricerca di base fa la sua parte, ma i clinici cosa fanno, quale contributo apportano o possono apportare a questo sommovimento che si spera vada verso il meglio? Devono essere i meri esecutori di protocolli o possono formulare ipotesi che i ricercatori potranno verificare e confermare o confutare? L'esperienza clinica e la prospettiva in prima e seconda persona hanno un valore o dobbiamo accettare esclusivamente protettive in terza persona nei nostri interventi clinici?
        Quelli che vi ho proposto finora sono solo alcuni dei molti temi aperti, così come molti sono i motivi per non perdere l'appuntamento di Torino. Il 7 di novembre, in presenza o on line.
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo inverso » 19 lug 2024, 07:32

        Grazie, Giancarlo.
        Hai decisamente colto il punto cruciale!
        Angelo

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da Giancarlo » 18 lug 2024, 20:21

        Angelo queste le condivido tutte!
        ". Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
        (Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
        Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

        Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista"

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 18 lug 2024, 13:01

        A tutti i colleghi, salute.
        Qualcuno dei miei vecchi seguaci si sarà chiesto perché dedicare tanto spazio e tanta attenzione ad un tema minore come quello dell'ADHD. Ai pochi o ai tanti che si sono posti il quesito vorrei dare una risposta che tocca uno dei punti più rilevanti della questione e di specifico interesse per i terapeuti cognitivi, soprattutto per quelli affezionati al cognitivismo che Mario Reda chiama " Nostrum".
        Il sistema DSM, che influenza direttamente e indirettamente la nostra attività clinica, ha operato un doppio spostamento di due condizioni cliniche ad esordio nell'infanzia: I disturbi pervasivi dello sviluppo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
        Il primo spostamento è stato la unificazione di condizioni che a quasi tutti i clinici appaiono diverse (ad esempio la sindrome di Aspergere e il disturbo autistico ad alto funzionamento, oppure il disturbo da deficit di attenzione con iperattività e il deficit di attenzione senza iperattività); il secondo è creare una categoria sovraordinata denominata "disturbi del neurosviluppo".

        Quali conseguenze operative per noi psicoterapeuti?
        Del primo spostamento, il prosciugamento fino alla quasi totale soppressione (mai dichiarata) di alcuni bacini diagnostici: la depressione anaclitica (mai più diagnosticata) e almeno il disturbo schizotipico di personalità e Il disturbo di evitamento di personalità nelle sue forme più gravi. Tutte condizioni transitate nella categoria dei disturbi dello spettro autistico. Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
        (Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
        Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

        Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista. Se così fosse lo spazio operativo psicoterapeutico verrà sistematicamente ridotto, sostituito nella migliore delle ipotesi da interventi più o meno pedagogici (ossia di controllo-direzionamento esterno), nella peggiore da interventi farmacologici o fisici (deep stimolation brain e consimili) o ancora , nel tempo che verrà, da misure di eugenetica su casi presunti a rischio.

        Qualche collega (o anche parecchi) penserà o dirà che sono ubbie paranoiche di Inverso.

        A mio discarico vorrei citare due lavori.
        Il primo (Zayats T, Neale BM. Recent advances in understanding of attention deficit hyperactivity disorder (ADHD): how genetics are shaping our conceptualization of this disorder. F1000Res. 2019 Dec 5;8:F1000 Faculty Rev-2060. doi: 10.12688/f1000research.18959.2. PMID: 31824658; PMCID: PMC6896240.), prendendo spunto dalla discordanza dei sistemi diagnostici DSM 5 e ICD 10 e dalla comorbidità infinita dell'ADHD, suggerisce e auspica che, non riflettendo l'attuale schema diagnostico per l'ADHD (e per molti altri disturbi psichiatrici) le sue basi biologiche, l'obiettivo finale sarebbe quello di passare da diagnosi clinicamente definite a quelle molecolarmente definite.
        Si potrebbero ritenere gli autori non particolarmente autorevoli e influenti, ma non sembrerebbe. Il primo autore, Tatiana Zayats afferisce all' Analytic and Translational Genetics Unit, Massachusetts General Hospital and Harvard Medical School, Boston, MA, 02114, USA e allo Stanley Center for Psychiatric Research, Broad Institute of MIT and Harvard, Cambridge, MA, 02142, USA
        E' per per la psicoterapia un rischio di emarginazione nella diagnosi e trattamento di "molti altri disturbi psichiatrici, oltre all'ADHD" come affermano gli autori, o no?

        Il secondo, scritto da studioso certamente autorevole, ci informa su quali siano " gli altri disturbi psichiatrici" almeno relativamente all'età evolutiva.
        Vorrei citare per esteso (scusate la lunghezza):
        Szatmari: « ... si potrebbe anche sostenere che tutti i disturbi con esordio nell'infanzia o nell'adolescenza sono disturbi del neurosviluppo. La schizofrenia, i disturbi dell'umore (compresi quelli bipolari) e i disturbi d'ansia sono tutti disturbi di origine cerebrale. A volte sono stati definiti anche disturbi del neurosviluppo, in particolare la schizofrenia , in quanto comportano difficoltà nell'esecuzione di funzioni intellettuali, motorie, linguistiche o sociali e in altri ambiti che derivano da alterazioni dei circuiti cerebrali. Analogamente alla definizione dei disturbi del neurosviluppo nell'ICD-11, anche l'eziologia presunta dei disturbi dell'umore nell'infanzia e nell'adolescenza, ad esempio, è "complessa" e si ritiene che derivi da processi "fisici" (processi infiammatori, disturbi cronici del sonno, eventualmente il microbioma) e da fattori genetici, oltre che da vari tipi di eventi di vita stressanti. La crescente consapevolezza della comorbilità dei disturbi dell'umore e dell'ansia con vari disturbi del neurosviluppo (una volta che i bambini raggiungono l'adolescenza) è un'altra indicazione del fatto che il confine tra disturbi del neurosviluppo e non del neurosviluppo nell'ICD-11 è ambiguo.....
        In altre parole, cosa non costituisce un disturbo del neurosviluppo tra i disturbi che insorgono nell'infanzia e nell'adolescenza? E soprattutto, qual è l'utilità clinica di raggrupparli e separarli dal comportamento dirompente e dai disturbi internalizzanti? È possibile che i disturbi dell'umore e dell'ansia siano più strettamente associati alle avversità psicosociali che ai disturbi del neurosviluppo; tuttavia, si tratta sicuramente di differenze quantitative piuttosto che qualitative. Inoltre, le lacune nella comprensione dell'eziologia e della patogenesi sono talmente tante che costruire le fondamenta di un sistema di classificazione su fattori eziologici sconosciuti e sicuramente complessi è un'impresa fragile. »
        Szatmari in Stein DJ, Szatmari P, Gaebel W, Berk M, Vieta E, Maj M, de Vries YA, Roest AM, de Jonge P, Maercker A, Brewin CR, Pike KM, Grilo CM, Fineberg NA, Briken P, Cohen-Kettenis PT, Reed GM. (2020). Mental, behavioral and neurodevelopmental disorders in the ICD-11: an international perspective on key changes and controversies. BMC Med. 2020 Jan 27;18(1):21. doi: 10.1186/s12916-020-1495-2. PMID: 31983345; PMCID: PMC6983973.

        Ho rivolto la mia attenzione all'ADHD perché per la complessità di questo coacervo di sintomi si è aperta una crepa nel paradigma interpretativo da parte di studiosi non marginali che ho citato in precedenti interventi.

        Il motivo del mio accanimento a questo punto risulterà chiaro: sollecitare i colleghi ad una diversa consapevolezza di ciò che accade oltre il confine e non accettare doni dagli achei senza prima controllare il contenuto di confezioni accattivanti. So che chi disse parole simili non fece una bella fine , io penso di salvarmi (Cfr. Laocoonte ai Troiani : Timeo Danaos et dona ferentes'Eneide (Libro II, 49) ).
        Per coloro che non sono scettici riguardo a ciò che dico, è previsto un appuntamento per parlarne con apertura mentale e senza preclusioni pregiudiziali. all'inizio di noivembre. Sempre che i numi siano propizi all'iniziativa.
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 22 giu 2024, 09:42

        A tutti i colleghi, salute.
        Ogni "vivente", come sono i concetti, le idee, le teorie, gli esseri umani che no? ha una storia e conoscerne la storia è parte integrante della sua più esatta conoscenza.
        Così ho pensato che sapere come nasce, cresce e si afferma il concetto e la identità dell'ADHD non è irrilevante nel nostro lavoro di psicoterapeuti.
        Ecco per voi un articolo che vale la pena di leggere. La rivista è open access.

        Sheelah Mills: The scientific integrity of ADHD: A critical examination of the underpinning theoretical constructs Front. Psychiatry, 21 December 2022
        Sec. Social Neuroscience Volume 13 - 2022 | https://doi.org/10.3389/fpsyt.2022.1062484

        Vi terremo aggiornati sulle iniziative del nostro gruppo "Rethinking ADHD".
        State bene
        Angelo Inverso

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