Uno sguardo diverso sull'ADHD

Rispondi al messaggio

Codice di conferma
Inserisci il codice esattamente come lo vedi nell’immagine. Non c’è differenza tra maiuscole e minuscole. Lo zero non esiste.
Emoticon
:D :) ;) :( :o :shock: :? 8-) :lol: :x :P :oops: :cry: :evil: :twisted: :roll: :!: :?: :idea: :arrow: :| :mrgreen: :geek: :ugeek:

BBCode attivo
[img] attivo
[flash] non attivo
[url] attivo
Emoticon attive

Revisione argomento
   

Se desideri allegare uno o più file inserisci i seguenti dettagli.

Espandi visuale Revisione argomento: Uno sguardo diverso sull'ADHD

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 10 nov 2024, 14:13

A tutti i colleghi, salute.
L'evento annunciato per il 7 novembre c'è stato.
Grazie a chi lo ha reso possibile, in primis la direzione nazionale e particolarmente Ilaria Baiardini, la segreteria regionale della SITCC Piemonte-Valle d'Aosta nelle sue rappresentanti attuali e (Romina Castaldo) e pregressa ( Chiara Marmo), L'Istituto universitario salesiano di Torino in tutte le sue componenti, ma particolarmente la professoressa Claudia Chiavarino (direttore accademico di IUSTO). Ringraziamo inoltre Carla Vandoni e Angelo Zappalà per averci sostenuto nel nostro sforzo organizzativo.
Il più grande grazie va a Tiziana Frau, la vera potenza organizzatrice di tutto ciò.
Chi si è perso l'evento difficilmente troverà altrove gli stessi contenuti, soprattutto le relazioni di Marco del Giudice e Rosario Montirosso hanno dato uno spessore e una profondità alla giornata e hanno indicato alcune direzioni al nostro modo di vedere l'adhd.
Marco del Giudice ha proposto un modo originale di riordinare l'eterogeneità della categoria diagnostica lungo i versanti fast e slow dell''adattamento. Una breve sintesi del suo più ampio contributo alla psicopatologia la troverete nell'articolo
Del Giudice M, Haltigan JD. An integrative evolutionary framework for psychopathology. Dev Psychopathol. 2023 Feb;35(1):1-11. doi: 10.1017/S0954579421000870. Epub 2021 Aug 9. PMID: 34365992.
Rosario Montirosso ha illustrato la rilevanza delle strategie di accudimento sulla regolazione degli aspetti emozionali, comportamentali e cognitivi dei bambini e del contributo negativo che strategie accudenti incongrue possono avere nello sviluppo psicopatologico. Dei suoi recenti contributi mi piace segnalare la recente validazione per il contesto italiano della procedura di analisi dello stile interattivo genitoriale denominata PICCOLO (Hogrefe, 2022).
Sentirli dal vivo è tutt'altra cosa.
La clinica ha occupato gran parte del pomeriggio.
Su questo versante le relazioni di Claudio Bissoli e Tiziana Frau hanno mostrato il ruolo decisivo dell'intervento sulla genitorialità, non delimitabile da versioni più o meno standard di Parent Training, ma consistente nell'azione di supporto e guida, all'interno di un incrementò di sensibilità e di regolazione dei loro stessi stati emozionali.
Alessia Minellono ha mostrato come concretamente si può ampliare lo spettro di ciò che dovrebbe essere osservato e dovrebbe essere considerato nella diagnosi, alla luce della stessa complessità dei concetti di Attenzione, Iperattività e Impulsività. Ma soprattutto, come non è nè utile, nè etico trascurare quello che il bambino vive in rapporto sia alle sue difficoltà, sia a quello che il percorso diagnostico, i trattamenti cui viene esposto e l' etichetta diagnostica stessa può significare. Che il disturbo mai non oscuri, copra, renda invisibile il bambino che è sotto i nostri occhi e deve essere l'oggetto dei nostri interventi.
Infine Giovanna Fungi che ci ha reso partecipi del significato e dell'impatto sociale della nozione di ADHD.
Sembrerebbe che ai partecipanti sia piaciuto....quindi continueremo.
State bene.
Angelo Inverso

Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

da angelo maria inverso » 29 set 2024, 19:27

A tutti i colleghi, salute.
Con questa mail concludo una serie di interventi volti sollecitare i colleghi ad assumere una diversa prospettiva sul paradigma ADHD, simile, peraltro come qualcuno faceva notare, ad altre condizioni psicopatologiche che iniziano in 'età evolutiva
Il 7 novembre, a Torino, con il supporto di tutta la nostra società (SITCC, intendo), a livello nazionale e a livello regionale, si organizza un momento di grande riflessione su questo tema. La locandina la troverete nella sezione apposita, con tutte le indicazioni per le iscrizioni.

[listQual è il paradigma di cui stiamo parlando e
perché dovremmo cambiarlo?[/list]
  • Qual è la diversa prospettiva su cui costruire un'alternativa?

1. QUAL E' IL PARADIGMA CORRENTE? Il paradigma corrente definisce il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) come un gruppo di sintomi sovrapposti ( iperattività, disattenzione e impulsività) , ad esordio precoce e persistenti, che possono danneggiare la vita degli individui colpiti attraverso il deterioramento funzionale che creano, sia a breve che a lungo termine.
 Queste formulazioni descrivono e quindi implicitamente concettualizzano l'ADHD come un'entità singolare e categoriale con confini chiari e definibili sia tra disturbo e non disturbo sia tra ADHD e altri disturbi, causati da disfunzioni all'interno del paziente ( Sonuga -Barke, 2020 )
Da molti segnali si può intravedere la fine di questo paradigma: L'ADHD si è manifestato sempre di più come una condizione non univoca, non del tutto evidentemente classificabile come disturbo del neurosviluppo (qualunque cosa voglia intendersi con questa dizione), non essenzialmente o principalmente o completamente di origine genetica.
Rimandiamo a
    Sonuga-Barke EJS, Becker SP, Bölte S, Castellanos FX, Franke B, Newcorn JH, Nigg JT, Rohde LA, Simonoff E. Annual Research Review: Perspectives on progress in ADHD science - from characterization to cause. J Child Psychol Psychiatry. 2023 Apr;64(4):506-532. doi: 10.1111/jcpp.13696. Epub 2022 Oct 11. PMID: 36220605; PMCID: PMC10023337.
      James M. Swanson, Nanda Rommelse, Joanne Cotton,Edmund J. S. Sonuga-Barke, P. S. Jensen, andFrancisco Xavier Castellanos : -Deficit Hyperactivity Disorder
      IN D. W. Pfaff et al. (eds.), Neuroscience in the 21st Century,© Springer Science+Business Media, LLC, part of Springer Nature 2022
      https://doi.org/10.1007/978-3-030-88832-9_169
        alla relazione che ho tenuto al convegno on line a maggio e di cui sono ancora disponibili le slides, per chi fosse curioso.

        2. PERCHE' E' NECESSARIO E URGENTE CAMBIARLO: Il motivo che gli autori cui ho fatto riferimento riconoscono la crisi paradigmatica è che quelle ipotesi si sono dimostrate erronee o non sufficientemente fondate. La cosa stupefacente è che ogni clinico ha potuto constatare le insufficienze e i danni dell'affidarsi acriticamente a questo paradigma. Lo ha visto, la maggior parte ha cercato di limitarne i danni, ma ha trovato estremamente difficile opporsi.

        3. QUALE DIVERSA PROSPETTIVA? Sappiamo che sta tramontando una versione semplificata del funzionamento cerebrale, che la visione sandwich della mente umana sorta sulla scia del modello computazionale è radicalmente errata; che l'emozionalità, la sua funzione e il suo rapporto con la cognizione e l'azione sono in fase di profonda revisione. Ad esempio:

        Barrett LF.: The theory of constructed emotion: an active inference account of interoception and categorization. Soc Cogn Affect Neurosci. 2017;12:1–23.

        Raichle ME. 2015 The restless brain: how intrinsic activity organizesbrain function. Phil. Trans. R. Soc. B 370:20140172.http://dx.doi.org/10.1098/rstb.2014.017

        O, a livello divulgativo, il libro di Gallese e Morelli: Cosa significa essere umani. Raffaello Cortina Editore. 2024

        La ricerca di base fa la sua parte, ma i clinici cosa fanno, quale contributo apportano o possono apportare a questo sommovimento che si spera vada verso il meglio? Devono essere i meri esecutori di protocolli o possono formulare ipotesi che i ricercatori potranno verificare e confermare o confutare? L'esperienza clinica e la prospettiva in prima e seconda persona hanno un valore o dobbiamo accettare esclusivamente protettive in terza persona nei nostri interventi clinici?
        Quelli che vi ho proposto finora sono solo alcuni dei molti temi aperti, così come molti sono i motivi per non perdere l'appuntamento di Torino. Il 7 di novembre, in presenza o on line.
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo inverso » 19 lug 2024, 07:32

        Grazie, Giancarlo.
        Hai decisamente colto il punto cruciale!
        Angelo

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da Giancarlo » 18 lug 2024, 20:21

        Angelo queste le condivido tutte!
        ". Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
        (Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
        Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

        Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista"

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 18 lug 2024, 13:01

        A tutti i colleghi, salute.
        Qualcuno dei miei vecchi seguaci si sarà chiesto perché dedicare tanto spazio e tanta attenzione ad un tema minore come quello dell'ADHD. Ai pochi o ai tanti che si sono posti il quesito vorrei dare una risposta che tocca uno dei punti più rilevanti della questione e di specifico interesse per i terapeuti cognitivi, soprattutto per quelli affezionati al cognitivismo che Mario Reda chiama " Nostrum".
        Il sistema DSM, che influenza direttamente e indirettamente la nostra attività clinica, ha operato un doppio spostamento di due condizioni cliniche ad esordio nell'infanzia: I disturbi pervasivi dello sviluppo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.
        Il primo spostamento è stato la unificazione di condizioni che a quasi tutti i clinici appaiono diverse (ad esempio la sindrome di Aspergere e il disturbo autistico ad alto funzionamento, oppure il disturbo da deficit di attenzione con iperattività e il deficit di attenzione senza iperattività); il secondo è creare una categoria sovraordinata denominata "disturbi del neurosviluppo".

        Quali conseguenze operative per noi psicoterapeuti?
        Del primo spostamento, il prosciugamento fino alla quasi totale soppressione (mai dichiarata) di alcuni bacini diagnostici: la depressione anaclitica (mai più diagnosticata) e almeno il disturbo schizotipico di personalità e Il disturbo di evitamento di personalità nelle sue forme più gravi. Tutte condizioni transitate nella categoria dei disturbi dello spettro autistico. Ci si può aspettare un simile movimento di transizione dal disturbo borderline di personalità al disturbo da deficit di attenzione e iperattività dell'età adulta.
        (Non fornisco dati e forse la mia, riguardo ai disturbi di personalità, è solo una affermazione aneddotica, come si dice).
        Del secondo spostamento l'attribuzione ad una ben preciso meccanismo eziopatogenetico dei disturbi (cosa che era stata esclusa da chi proponeva l'adozione universale del sistema DSM in quanto a teorico) che, peraltro, non fa riferimento allo "sviluppo" ma al "neurosviluppo". La conseguenza operativa è che il paradigma biologico ha guidato ricerca, linee guida per l'intervento e procedure diagnostiche che non hanno incorporato tutte le informazioni relative a contesto, storie di vita, eventi, attribuendo sostanzialmente il disturbo a cause genetiche mai dimostrate, ma che sono diventate parte della definizione, in particolare per quanto riguarda il "disturbo dello spettro autistico".

        Queste operazioni non sono a mio avviso culturalmente e socialmente neutre, ma orientate verso una particolare concezione dell'essere umano, sostanzialmente riduzionista e meccanicista. Se così fosse lo spazio operativo psicoterapeutico verrà sistematicamente ridotto, sostituito nella migliore delle ipotesi da interventi più o meno pedagogici (ossia di controllo-direzionamento esterno), nella peggiore da interventi farmacologici o fisici (deep stimolation brain e consimili) o ancora , nel tempo che verrà, da misure di eugenetica su casi presunti a rischio.

        Qualche collega (o anche parecchi) penserà o dirà che sono ubbie paranoiche di Inverso.

        A mio discarico vorrei citare due lavori.
        Il primo (Zayats T, Neale BM. Recent advances in understanding of attention deficit hyperactivity disorder (ADHD): how genetics are shaping our conceptualization of this disorder. F1000Res. 2019 Dec 5;8:F1000 Faculty Rev-2060. doi: 10.12688/f1000research.18959.2. PMID: 31824658; PMCID: PMC6896240.), prendendo spunto dalla discordanza dei sistemi diagnostici DSM 5 e ICD 10 e dalla comorbidità infinita dell'ADHD, suggerisce e auspica che, non riflettendo l'attuale schema diagnostico per l'ADHD (e per molti altri disturbi psichiatrici) le sue basi biologiche, l'obiettivo finale sarebbe quello di passare da diagnosi clinicamente definite a quelle molecolarmente definite.
        Si potrebbero ritenere gli autori non particolarmente autorevoli e influenti, ma non sembrerebbe. Il primo autore, Tatiana Zayats afferisce all' Analytic and Translational Genetics Unit, Massachusetts General Hospital and Harvard Medical School, Boston, MA, 02114, USA e allo Stanley Center for Psychiatric Research, Broad Institute of MIT and Harvard, Cambridge, MA, 02142, USA
        E' per per la psicoterapia un rischio di emarginazione nella diagnosi e trattamento di "molti altri disturbi psichiatrici, oltre all'ADHD" come affermano gli autori, o no?

        Il secondo, scritto da studioso certamente autorevole, ci informa su quali siano " gli altri disturbi psichiatrici" almeno relativamente all'età evolutiva.
        Vorrei citare per esteso (scusate la lunghezza):
        Szatmari: « ... si potrebbe anche sostenere che tutti i disturbi con esordio nell'infanzia o nell'adolescenza sono disturbi del neurosviluppo. La schizofrenia, i disturbi dell'umore (compresi quelli bipolari) e i disturbi d'ansia sono tutti disturbi di origine cerebrale. A volte sono stati definiti anche disturbi del neurosviluppo, in particolare la schizofrenia , in quanto comportano difficoltà nell'esecuzione di funzioni intellettuali, motorie, linguistiche o sociali e in altri ambiti che derivano da alterazioni dei circuiti cerebrali. Analogamente alla definizione dei disturbi del neurosviluppo nell'ICD-11, anche l'eziologia presunta dei disturbi dell'umore nell'infanzia e nell'adolescenza, ad esempio, è "complessa" e si ritiene che derivi da processi "fisici" (processi infiammatori, disturbi cronici del sonno, eventualmente il microbioma) e da fattori genetici, oltre che da vari tipi di eventi di vita stressanti. La crescente consapevolezza della comorbilità dei disturbi dell'umore e dell'ansia con vari disturbi del neurosviluppo (una volta che i bambini raggiungono l'adolescenza) è un'altra indicazione del fatto che il confine tra disturbi del neurosviluppo e non del neurosviluppo nell'ICD-11 è ambiguo.....
        In altre parole, cosa non costituisce un disturbo del neurosviluppo tra i disturbi che insorgono nell'infanzia e nell'adolescenza? E soprattutto, qual è l'utilità clinica di raggrupparli e separarli dal comportamento dirompente e dai disturbi internalizzanti? È possibile che i disturbi dell'umore e dell'ansia siano più strettamente associati alle avversità psicosociali che ai disturbi del neurosviluppo; tuttavia, si tratta sicuramente di differenze quantitative piuttosto che qualitative. Inoltre, le lacune nella comprensione dell'eziologia e della patogenesi sono talmente tante che costruire le fondamenta di un sistema di classificazione su fattori eziologici sconosciuti e sicuramente complessi è un'impresa fragile. »
        Szatmari in Stein DJ, Szatmari P, Gaebel W, Berk M, Vieta E, Maj M, de Vries YA, Roest AM, de Jonge P, Maercker A, Brewin CR, Pike KM, Grilo CM, Fineberg NA, Briken P, Cohen-Kettenis PT, Reed GM. (2020). Mental, behavioral and neurodevelopmental disorders in the ICD-11: an international perspective on key changes and controversies. BMC Med. 2020 Jan 27;18(1):21. doi: 10.1186/s12916-020-1495-2. PMID: 31983345; PMCID: PMC6983973.

        Ho rivolto la mia attenzione all'ADHD perché per la complessità di questo coacervo di sintomi si è aperta una crepa nel paradigma interpretativo da parte di studiosi non marginali che ho citato in precedenti interventi.

        Il motivo del mio accanimento a questo punto risulterà chiaro: sollecitare i colleghi ad una diversa consapevolezza di ciò che accade oltre il confine e non accettare doni dagli achei senza prima controllare il contenuto di confezioni accattivanti. So che chi disse parole simili non fece una bella fine , io penso di salvarmi (Cfr. Laocoonte ai Troiani : Timeo Danaos et dona ferentes'Eneide (Libro II, 49) ).
        Per coloro che non sono scettici riguardo a ciò che dico, è previsto un appuntamento per parlarne con apertura mentale e senza preclusioni pregiudiziali. all'inizio di noivembre. Sempre che i numi siano propizi all'iniziativa.
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 22 giu 2024, 09:42

        A tutti i colleghi, salute.
        Ogni "vivente", come sono i concetti, le idee, le teorie, gli esseri umani che no? ha una storia e conoscerne la storia è parte integrante della sua più esatta conoscenza.
        Così ho pensato che sapere come nasce, cresce e si afferma il concetto e la identità dell'ADHD non è irrilevante nel nostro lavoro di psicoterapeuti.
        Ecco per voi un articolo che vale la pena di leggere. La rivista è open access.

        Sheelah Mills: The scientific integrity of ADHD: A critical examination of the underpinning theoretical constructs Front. Psychiatry, 21 December 2022
        Sec. Social Neuroscience Volume 13 - 2022 | https://doi.org/10.3389/fpsyt.2022.1062484

        Vi terremo aggiornati sulle iniziative del nostro gruppo "Rethinking ADHD".
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 06 giu 2024, 06:59

        Ciao, Michela (e colleghi)
        Clicca (cliccate) sul link qui sotto e fate la richiesta.

        rethinking.adhd.italia@gmail.com

        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da Ospite » 05 giu 2024, 17:18

        Buonasera, se possibile vorrei avere anche io la registrazione e le slide. Grazie

        Michele Lasala

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da angelo maria inverso » 05 giu 2024, 17:15

        Salute.
        Informazione per Alessandra e per i colleghi interessati.
        L'indirizzo per richiedere le slides è il seguente

        rethinking.adhd.italia@gmail.com

        Scusate la precedente omissione.
        State bene
        Angelo Inverso

        Re: Uno sguardo diverso sull'ADHD

        da Alessandra Canta » 04 giu 2024, 20:06

        Buona sera,
        Vorrei ricevere le slide e la registrazione dell’incontro. Grazie
        Alessandra Canta

        Top